martedì 31 agosto 2010

Turismo compatibile e coltivazioni bio: così può rinascere l'isola dei boss

Chiuso il supercarcere, Pianosa resta off limits quasi per tutti. E le sue bellezze architettoniche cadono a pezzi

ISOLA DI PIANOSA – Il carcere di massima sicurezza per i boss della mafia è stato chiuso da dodici anni. Eppure Pianosa, l’isola di dieci chilometri quadrati a ovest dell’Elba, non ha ancora perso le catene. Tutto è vincolato dal demanio (sono addirittura quattro i ministeri proprietari delle strutture) e in attesa di scelte politiche e intricate vicende burocratiche, l’isola sta morendo inabitata e i suoi tesori archeologici (tra queste splendide catacombe romane) e edifici ottocenteschi di rara bellezza si stanno sgretolando. Il turismo è limitato a 250 sbarchi al giorno, i vecchi abitanti dello “scoglio”, comune di Campo, sono praticamente “esuli” all’Elba o sul “continente”, e l’antica Planasia d’inverno è deserta.

L'isola segreta che ospitò i boss L'isola segreta che ospitò i boss L'isola segreta che ospitò i boss L'isola segreta che ospitò i boss L'isola segreta che ospitò i boss L'isola segreta che ospitò i boss L'isola segreta che ospitò i boss L'isola segreta che ospitò i boss

COLTIVAZIONI BIOLOGICHE - Adesso però le cosa potrebbero cambiare. Il comune di Campo, che ha giurisdizione amministrativa, ha vinto una causa contro il demanio per il riconoscimento dell’uso civico di duecento appezzamenti di terra, trenta ettari in tutto, che saranno concessi ai cittadini per avviare coltivazioni biologiche e altri progetti. Allo stesso tempo, il sindaco, Vanno Segnini, ha deciso di indire una gara pubblica per garantire un collegamento giornaliero tra l’Elba e Pianosa. Una rivoluzione che interromperà la clausura. «L’isola non sarà più terra morta - promette il sindaco - ma tornerà a vivere come è giusto che sia. Abbiamo in mente progetti assolutamente ecocompatibili capaci di salvare questo incredibile patrimonio ecologico, artistico, archeologico e culturale». Sull’isola oggi si arriva grazie a un tour guidato. Si sbarca a Cala Giovanna, la baia del porticciolo dove l’acqua è a volte così trasparente da sembrare invisibile. Poi, su carri trainati da cavalli o su piccoli pullman si può visitare l’ex colonia agricola, quasi mille ettari di vegetazione selvaggia e profumata.

IL CARCERE DEI BOSS - Ci sono luoghi a Pianosa indimenticabili. Punta Marchese è una terrazza sul mare davanti alla Corsica. A est ci sono i ruderi dell’antico sanatorio, i pozzi romani sulla sorgente d’acqua potabile, la villa di Agrippa e una grotta che custodisce i resti di una comunità del periodo paleolitico. Poco più avanti c’è l’ex carcere del 41 bis voluto dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nel quale si sono pentiti picciotti e padrini. Lo hanno conosciuto Pippo Calò, Michele Greco, Nitto Santapaola, Pippo Madonia, Giovanni Brusca, Pietro Vernengo, i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, Nino Mangano.

L'ISOLA NON PIU' SEGRETA - «I collegamento giornaliero e la concessione di terreni – spiega Giuseppe Foresi, delegato comunale per Pianosa – sono primi passi verso uno sviluppo sostenibile. Puntiamo al federalismo demaniale con il recuperi di molti beni che spettano ai vecchi abitanti. Stiamo partecipando a un progetto, condiviso dai ministeri dell’Ambiente e dei Trasporti, per migliorare l’accesso ai siti archeologici. L’isola segreta deve essere un ricordo». Anche il parco naturale dell’Arcipelago, di cui l’isola fa parte, non è contrario a un’apertura controllata. «Il pubblico non riesce più a mantenere patrimonio esistente – dice Franca Zanichelli, direttrice del Parco –. Ma il privato che eventualmente può arrivare a Pianosa deve essere legato agli interessi collettivi, ambientali e storici. No a un’apertura a turismo di massa o peggio alla speculazione edilizia. Sì, a un isola dove l’eco-turismo e la bio agricoltura possano convivere senza traumi».

Marco Gasperetti
dal Corriere della Sera

Nessun commento: