mercoledì 23 settembre 2009

Risparmio energetico californiano

Troppo costosi per la bolletta
la California vieta i maxi schermi

Al bando tv al plasma e Lcd, consumano troppo. Lo Stato inaugura l'eco-rivoluzione. Dal 2011 le super tv risponderanno a criteri ecologici e di risparmio energetico.


NEW YORK - Per uno che viene dal cinema è una specie di rivalsa. Quanto inchiostro versato sul piccolo schermo che si mangiava quello grande? E il boom dell'home-theatre che allontanava sempre di più dai theatre veri, che qui sarebbero i cinema? Vendetta, tremenda vendetta. La California di Arnold Schwarzenegger ha deciso: entro due anni i mega televisori o sono ecologici o non sono ammessi più in casa. Sì, proprio quelle meraviglie flat screen, a schermo piatto, che appese al muro diventano finestroni su un mondo incredibilmente più bello di quello reale, colori sempre vivi e HDTV, cioè tv ad alta definizione, versioni al plasma, versioni Lcd o Lcd Led.

Dal 2011, dice il provvedimento che la California - prima al mondo - varerà a novembre, i supertv dovranno rispondere a criteri di eco-compatibilità e risparmio, che dal 2013 diventeranno ancora più rigidi. Altrimenti, non se ne fa niente. Saranno anche bellissimi ma sono troppo costosi per la bolletta energetica, soprattutto da 40 pollici in su - che è una misura media, lo schermo più piccolo è quello da 19 pollici. Scrive il Los Angeles Times: non si capisce perché la Stato avrebbe dovuto costruire nuove centrali per rispondere al fabbisogno crescente di "American Idol". Perché questa, sostengono gli ambientalisti, era la prospettiva.

L'uso della tv si mangia già il 10 per cento dell'utilizzo energetico in California, e la colpa è soprattutto di tv al plasma e Lcd, segmenti che prima della recessione avevano tassi di crescita del 40 per cento l'anno. Di crescita e di consumo. Il risparmio preventivo sui costi della bolletta energetica è di 8,1 miliardi di dollari: un bel risparmio per uno Stato che deve comunque ricorrere al 30 per cento di importazione energetica.

Naturalmente ogni rivoluzione ha un costo e la preoccupazione dei produttori è prevedibile. Secondo Doug Johnson, Consumer Electronic Assn, l'asticella dei requisiti ambientali è troppo alta: un quarto degli apparecchi sugli scaffali andrebbero rimossi, dice, il mercato ne soffrirebbe, e per di più molti consumatori potrebbero sempre acquistare gli schermi proibiti su Internet.

Con i nuovi standard, i televisori da 60 pollici (e dai 1000 ai 6000 dollari) in su sarebbero già fuorilegge. Ma molti esperti confidano che i nuovi requisiti possano essere raggiunti in tempi brevi - sicuramente entro due anni. Già adesso, spiegano, molti apparecchi, hanno diritto al bollino "Energy Star", che negli Usa contraddistingue i prodotti che rispettano specifiche ambientali e di risparmio.

I più attivi sono quelli di Vizio, un'azienda che, guarda caso, è californiana, e nel primo quadrimestre si è imposta come leader in America sorpassando marchi storici, dalla Sony alla Samsung, con un 21,6 per cento di crescita all'anno. "Alcuni nostri Lcd rispondono già agli standard più duri che verranno richiesti nel 2013", giura il cofondatore Kenneth R. Lowe.

I più spiazzati sembrano invece i consumatori: secondo un sondaggio Zogby, il 57 per cento è contro la proposta. Ma davvero non sanno quello che fanno: grazie alle politiche ambientaliste avviate dalla metà dei 70, i consumi pro capite di energia dei californiani sono rimasti bassi negli ultimi trent'anni, mentre la domanda nazionale è cresciuta del 50 per cento. Per dare un'idea, il consumo pro capite in California è di 0,10 dollari, nello spendaccione Vermont di 5,96 e la media nazionale è di 1,24. Schwarzy può andare orgoglioso del suo popolo. E poi tra due anni lì non potrà neppure.
angelo aquaro
www.repubblica.it

mercoledì 9 settembre 2009

martedì 8 settembre 2009

Cineambiente 2009


Dall'8 al 13 ottobre a Torino,la 12° edizione di Cineambiente film festival

lunedì 7 settembre 2009

Van Jones lascia...peccato!

Accusato di radicalismo, Van Jones costretto a lasciare
Era stato preso di mira per i suoi dubbi sull'11 settembre

Usa, tegola verde per Obama
si dimette il guru dell'ambiente

dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI


Usa, tegola verde per Obama si dimette il guru dell'ambiente

Van Jones

NEW YORK - La settimana di fuoco di Barack Obama si apre con una sconfitta. Assediato dalla destra che lo accusa per il suo passato di "estremista", deve dimettersi il consigliere della Casa Bianca per l'ambiente, Van Jones. Mentre il presidente assapora l'ultimo giorno di vacanza (oggi è la festa del lavoro) preparando un cruciale discorso sulla riforma sanitaria, l'opposizione repubblicana assapora la riscossa. "Glenn Beck ha avuto il suo primo scalpo", commenta il blog progressista Huffington Post, alludendo all'anchorman della Fox News che nelle ultime settimane ha guidato l'offensiva contro Van Jones.

"Non posso chiedere ai colleghi dell'Amministrazione di sprecare tempo ed energie preziose a difendere il mio passato", è stato l'ultimo commento di Van Jones nel gettare la spugna. La sua uscita di scena è un colpo duro per il presidente. Lo scopre a sinistra e tra gli ambientalisti, facendo scomparire uno dei teorici più innovativi della "rivoluzione verde". E al tempo stesso conferma i pregiudizi della destra più virulenta, convinta che la Casa Bianca sia diventata un covo di sovversivi.

Afroamericano, Van Jones è un personaggio emblematico della parabola politica di tanti militanti neri, dalle posizioni radicali all'impegno riformista. Per due volte nelle scorse settimane, sotto l'assedio della Fox News, ha dovuto scusarsi per il suo passato. Si è detto pentito per aver firmato nel 2004 un appello di intellettuali che conteneva questo passaggio esplosivo: "L'Amministrazione Bush potrebbe aver lasciato che accadesse l'11 settembre, magari come un pretesto per la guerra in Iraq". E ha dovuto fare ammenda perché in un discorso pubblico - prima della nomina alla Casa Bianca - aveva affibbiato un epiteto ingiurioso ai repubblicani ("assholes").

Ma il vero scandalo è il suo passato più remoto. Sul quale gli opinionisti di destra hanno scavato implacabilmente, per crocifiggerlo come un quasi-terrorista. Alla pari di tanti intellettuali neri della sua generazione, Van Jones ebbe un impegno politico su posizioni estreme. Fu membro dell'organizzazione Standing Together to Organize a Revolutionary Movement (dalle iniziali Storm, come "tempesta"), un gruppo dall'ideologia vagamente maoista e terzomondista. Fu militante per i diritti civili in California. Fino alla "conversione verde" degli ultimi anni, quando il suo interesse si spostò sui temi dell'ambiente. Il suo libro "The Green Collar Economy", best-seller nel 2008, ha introdotto nel linguaggio corrente l'espressione "colletti verdi" per indicare i mestieri del futuro, nelle energie rinnovabili e nelle tecnologie ambientaliste. Obama lo aveva voluto al suo fianco per dare sostanza al progetto di rilancio della crescita economica trainato dagli investimenti a tutela dell'ambiente. Le sue proposte dovevano contribuire all'agenda che l'America presenterà il 23 settembre alla conferenza dell'Onu sul cambiamento climatico, poi al vertice di Copenaghen sulla riduzione delle emissioni carboniche.

Nell'orchestrare le accuse contro Van Jones si è distinto Glenn Beck, la nuova star televisiva dei conservatori, definito anche il "televangelista" della destra per i toni ispirati, melodrammatici e apocalittici. Beck parla regolarmente di una "colonna segreta" di comunisti infiltrati da Obama nei gangli vitali del governo per portare avanti un "progetto radicale, rivoluzionario, marxista". I toni virulenti e le tesi improbabili non hanno impedito al suo messaggio di propagarsi. I messaggi di Beck hanno conquistato non solo le frange della destra più oltranzista - come i gruppi di disturbatori che si presentano armati ai comizi di Obama - ma anche l'establishment repubblicano. Riprendendo le accuse della Fox, il deputato Mike Spence la settimana scorsa ha detto che "un estremista come Van Jones non ha diritto di cittadinanza nel dibattito pubblico". E il senatore Christopher Bond ha chiesto l'apertura di un'indagine del Congresso su Jones "per la sua condivisione di sentimenti radicali ripugnanti". Queste tattiche sembrano funzionare. Sulla riforma sanitaria Obama tentenna, forse ritirerà il progetto di un'opzione pubblica perché spaventato dalle accuse di "socialismo". Beck non si sente certo appagato. "Van Jones - dice - è solo la punta dell'iceberg".
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martedì 1 settembre 2009


Passion Pit from Massachusetts........stupendo video clip!!!