mercoledì 27 maggio 2009

sabato 23 maggio 2009

venerdì 15 maggio 2009

Niccolò Fabi....nuovo singolo!

Bello,decisivamente bello il nuovo singolo di Niccolò Fabi in uscita a fine maggio,elegante malinconico pop-rock...
Qui il video....da equilibrista!

venerdì 8 maggio 2009

Cacao Equo e Biologico

LONDRA - Qualcuno la chiama Barbabianca, come se fosse una versione positiva e bonaria dei vari Barbablù e Barbanera delle fiabe. Qualcun altro lo scambia per un santone indiano, un istruttore di yoga o semplicemente un ex hippy che crede ancora di essere negli anni Sessanta. L'ultima definizione è parzialmente azzeccata: perché Howard-Yana Shapiro, americano di 61 anni, è davvero un ex figlio dei fiori, un "radical", come si dice negli Usa, un ex contestatore, come diremmo noi, che non ha perso la voglia di lottare per un mondo migliore. Ma non vive più negli anni Sessanta. E ha capito che negli anni Duemila le lotte per migliorare il mondo si combattono in un altro modo. Due decenni or sono, Shapiro ha fondato "Seeds for change" (Semi per il cambiamento), una piccola azienda di produzione e informazione su cibo organico, agricoltura sostenibile, difesa dell'ambiente. Vendevano sementi per l'agricoltura biologica. Gli affari andavano bene, la ditta è cresciuta, il fondatore era contento. Poi, un giorno del 1997, arrivò un'offerta inattesa: la Mars, gigante dell'alimentazione mondiale, la compagnia nota per le barrette di cioccolato al caramello dallo stesso nome e per un'infinità di altri prodotti, voleva acquistare "Seeds for change". Shapiro ha venduto l'azienda, ma non l'anima, sebbene gli amici gli dessero del "traditore". Si è immerso nella cultura del profitto di una grande multinazionale e oggi può dire di aver vinto la sua battaglia: nei giorni scorsi la Mars, più grande azienda produttrice di cioccolato al mondo, ha annunciato che d'ora in poi tutta la sua produzione di cacao, per un valore di un miliardo di dollari l'anno, seguirà le norme dell'economia sostenibile: salario minimo garantito per i contadini, biodiversità nello sviluppo dell'agricoltura, conservazione delle risorse acquifere. Una scelta che sarà verificata e certificata dalla organizzazione ecologista Rainforest Alliance, il cui presidente, Tensie Whelan, dichiara al quotidiano Guardian di Londra, dove Shapiro è venuto a presentare la svolta: "L'impegno ambientalista della Mars è senza precedenti in campo alimentare e i benefici per gli agricoltori del Terzo Mondo, per l'ambiente e per la natura saranno tangibili".
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Sembra una favola: un profeta del radicalismo, un ex attivista del movimento dei diritti civili, con la barba (ora bianca) e i capelli lunghi (quando li aveva - ora è completamente calvo), che entra in una multinazionale del capitalismo, l'azienda numero uno nel suo settore, e la converte al vangelo dell'ecologia e dell'economia a misura d'uomo. Una storia da film, e magari qualcuno lo girerà. Dice il protagonista: "Se sei interessato a difendere la natura, la scala delle tue azioni ha un'importanza decisiva. Se vuoi incidere sulla realtà, devi smuovere qualcosa di grande. Io non sono diverso da com'ero. Sono cresciuto con il movimento pacifista contro la guerra in Vietnam. Voglio ancora cambiare il mondo, aiutare i poveri, migliorare più vite che è possibile. E ora sono convinto che, seguendo l'esempio della Mars, tutta l'industria alimentare seguirà questa strada". Figlio di intellettuali emigrati in America dalla Russia e dalla Lituania ("ma che sapevano zappare l'orto, come tutti, nel loro paese d'origine"), Shapiro oggi ha alla Mars l'incarico di direttore globale per le ricerche esterne. Non gli mancano le critiche: Ethical Consumer, una rivista ecologista britannica, ha dato pessimi voti alla Mars, e anche alla Seeds for Change che continua a esistere all'interno della Mars, per scarso rispetto dell'ambiente, esperimenti sugli animali, operazioni in regimi oppressivi e campagne contro le leggi anti-obesità della Ue. Ma lui nega le accuse e mette sul piatto della bilancio iniziative come la conferenza di Ong e governi, sponsorizzata nel novembre scorso dalla Mars, per incoraggiare i coltivatori di cacao in Africa a seminare raccolti differenti per ridare vitalità a un suolo impoverito. "Se vuoi prendere qualcosa dalla terra, devi dare qualcosa alla terra", dice Barbabianca. "Oggi non pensiamo al breve termine ma al mondo che esisterà fra cent'anni, a quello che lasceremo ai nostri nipoti".
Enrico Franceschini
http://www.repubblica.it/

mercoledì 6 maggio 2009

annus horribilis

ECOMAFIA IL RAPPORTO
Nel 2008 sono stati registrati 71 ecoreati ogni giorno. La metà si concentra in Calabria, Puglia, Sicilia e Campania. Mentre le scorie industriali gestite illegalmente stanno formando una montagna alta già quanto l’Etna.
Ci sono due mafiosi, o meglio, due boss della mala calabrese della zona di Africo-Bova che parlano di come barare sulla miscela per fare il calcestruzzo. «Metti meno cemento e più sabbia nell’impasto», fa uno; e l’altro «ma così si sfascia la pompa, la betoniera». Più sabbia e meno cemento nell’impasto rischia di compromettere l’uso della macchina, insomma.
Stanno tirando su una scuola in provincia di Reggio Calabria e a nessuno dei due viene mai in mente che in questo modo stanno mettendo a repentaglio la vita di studenti, professori, dipendenti. Per gente come loro conta solo quanti soldi riescono a fare. E quanto riescono a risparmiare. Comincia così il rapporto “Ecomafia 2009” di Legambiente.
L’ennesimo brutto viaggio nel mondo della criminalità ambientale, che nel 2008 ha fatto registrare 25.776 ecoreati accertati, quasi 71 al giorno, 3 ogni ora. Circa metà dei quali (più del 48 per cento) si è consumato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia), mentre il resto si spalma democraticamente su tutto il territorio nazionale.
Di certo il 2008 è l’anno dei record per le inchieste contro i trafficanti di rifiuti pericolosi, ben 25, con un fatturato che supera i 7 miliardi di euro. Tutti soldi sporchi accumulati avvelenando l’ambiente e i cittadini. La montagna di scorie industriali gestite illegalmente dalla “Rifiuti spa” in un solo anno ha raggiunto la vetta di 3.100 metri, quasi quanto l’Etna. E' questo, infatti, il quantitativo di rifiuti industriali di cui è certa la produzione ma assolutamente ignota la destinazione finale.
Non è mai stata così alta. Si seppelliscono tonnellate di scorie industriali in Veneto, in Piemonte, in Emilia, in Lombardia e così via. Un solo esempio. In Brianza, più esattamente in provincia di Milano, la polizia provinciale ha smascherato un clan della ’ndrangheta reggina, che fa capo a tale Stillittano, che scavavano buche profonde anche dieci metri e larghe cinquanta per sotterrare rifiuti. Usavano la terra per fare il cemento e riempivano le buche con rifiuti velenosi di produzione industriale.
Allo stesso modo della camorra. Un modo ingegnoso per avvelenare le falde acquifere e i terreni agricoli per poi chiedere i soldi per la bonifica o, in alternativa, il cambio di destinazione dell’area per costruirci sopra. Lo fanno in provincia di Milano, nella Brianza, posti lontani dalle cronache mafiose. Un fenomeno, quello dei traici illeciti di rifiuti, che dimostra ancora una volta di essere una delle attività criminali maggiormente in voga.
Non perde colpi nemmeno l’abusivismo edilizio: 28mila nuove case illegali e un’infinità di reati urbanistici, soprattutto nelle aree di maggior pregio. Senza dimenticare il saccheggio del patrimonio culturale, boschivo, idrico, agricolo e faunistico. Tutto per un totale di 20,5 miliardi di euro: questo l’incasso totale dell’ecomafia, di quei 258 clan censiti da Legambiente nell’ultimo anno che hanno continuato a fare affari e guadagnare enormi cifre alla faccia della crisi economica in atto.
Antonio Pergolizzi
www.terranews.it