martedì 30 giugno 2009

Libra Festival


......da segnalare il concerto dei White Tree

mercoledì 24 giugno 2009

Leoncavallo



Questo giovedì presentiamo un accoppiata cena più film che ha come tema il Mare, i suoi abitanti e i suoi problemi.

Partendo per la gioia dei palati, dall`ultimo passaggio: il piatto in tavola!

Ci sarà un`intera serata dedicata al pesce:

Dalle 18.30 l`aperitivo sostenibile si accompagnerà con del fresco vino bianco proveniente dalla lista dei vini della Terra Trema.

Poco dopo una cena completa di ottimo pesce fresco, e a bassissimo impatto ambientale.

Sarà presente tutta la serata Roberto di Lernia. Biologo presso l`Università degli Studi di Milano, coordinatore dei volontari di GreenPeace di Milano, ed esperto di ecosistemi marini a spiegare un po` il perchè di questa cena e le sue scelte.

Alle 22.10 il documentario: “Salviamo il Pianeta Blu” BBC, 2008, 49` minuti. Sull`argomento in questione con discussione sui problemi del mare.

Il tutto si svolgerà sotto le stelle del cortile principale dello spazio pubblico autogestito Leoncavallo in via Watteau 7, ovviamente a ingresso libero!

VI ASPETTIAMO ! CARPE DIEM !!

Ragna Rock


Parte oggi a Milano il Ragna Rock,festival dedicato alla Scandinavia,fra musica rock ed ecologia.

domenica 21 giugno 2009

New York, apre la High Line Linea verde su Manhattan


I primi visitatori sono stati gli alunni di una scuola elementare di New York, stupiti di attraversare la città passeggiando in un parco sospeso a 10 metri d'altezza e impegnati a non inciampare tra le rotaie e le piante selvatiche. E' appena stato aperto al pubblico, infatti, il primo tratto riqualificato della High Line, la linea ferroviaria in disuso che taglia Manhattan per 2,3 chilometri, lungo le rive del fiume Hudson: quel pezzo di ferraglia e cemento che abbiamo visto in tanti film.

"Invece di distruggere questo pezzo della nostra storia, abbiamo deciso di trasformarlo in un parco assolutamente innovativo" ha dichiarato alla cerimonia di inaugurazione il sindaco di New York, Michael Bloomberg. La sezione attualmente completata, di quello che i newyorkesi hanno già ribattezzato Park on the Sky, copre gli 800 metri che separano la 20esima strada a Chelsea da Gansevoort Street nel Meatpacking District, l'ex distretto dei mattatoi dove sorgerà il Whitney Museum of american Art progettato da Renzo Piano. Percorrendo la vecchia ferrovia per intero si sorvolano i taxi ed i passanti immersi nel traffico, e si incontrano, orti segreti, aree a prevalenza boschiva, zone lasciate alla proliferazione spontanea del verde selvatico, ringhiere ricoperte d'edera, balaustre art déco e graffiti metropolitani. Una riqualificazione urbana inserita all'interno di un progetto ben più grande: la creazione della "Città del domani".

L'ultima tendenza. Il termine "agritettura", coniato dalla fervida fantasia dei newyorkesi, deriva dalla commistione di architettura e agricoltura. Il progetto di riqualificazione della High Line ne è il primo esempio. L'obiettivo è molto semplice: recuperare delle aree industriali dismesse restituendole alla natura, piantando alberi e colture nel rispetto della biodiversità per rendere la città più vivibile, verde e rilassante.

La storia. Fin dagli anni Trenta questo nastro d'acciaio e cemento riforniva la città di latte, carne e materiale da costruzione, viaggiando tra i blocks, a due piani da terra, ma l'ultimo treno è transitato nel 1980 con il suo carico di tacchini surgelati. Dagli anni Sessanta la High Line è caduta progressivamente in disuso e in alcuni tratti è stata addirittura demolita. Ciò che ne è rimasto, la natura se l'è ripreso, coprendo i binari con erba, alberi ed arbusti spontanei. Una "greenway", una "via verde" sospesa nel cuore della Grande Mela che grazie alla determinazione di due abitanti del quartiere è stata trasformata in un parco simile alle Promenade Plantée di Parigi.

Il percorso. La linea ferroviaria in disuso parte dalle gallerie d'arte di Chelsea sulla 34ma strada per arrivare alla Gansevoort Street nel West Village, quartiere che comprende il famoso Greenwich Village e il Meatpacking District, dove al posto dei vecchi mattatoi sono nate boutique, ristoranti, pub e alberghi: il regno della vita notturna cittadina, con club famosi in tutto il mondo come il Cielo, il Level V o il Buddha Bar.

L'investimento. Per riqualificare la High Line, Michael Bloomberg, il sindaco della Grande Mela, nel 2004 ha stanziato ben 50 milioni di dollari. Solo il costo della prima sezione è arrivato a 152,3 milioni: 112,2 dei quali forniti dalla città, 20,3 dal governo federale e 400 mila dallo stato, mentre il rimanente è stato raccolto dai volontari privati di Friends of the High Line.
Lara Gusatto
www.repubblica.it

Moby


Moby è ritornato,e su Repubblica potete ascoltare l'anteprima audio-video.....

mercoledì 10 giugno 2009

Joris Roelofs e......

Su Jam di giugno

Tripla uscita per la label Material Records, dell’apprezzato chitarrista jazz austriaco, Wolfgang Muthspiel (Pat Metheny, John Patitucci) cresciuto professionalmente negli States.
Leit motiv dell’etichetta sono i giovani musicisti promettenti, come Joris Roelofs.
Nativo d’Aix en Provence (Francia), Joris è un giovanissimo sassofonista jazz, il Francesco Cafiso d’Oltralpe, qui nell’album di debutto, Introducing
Classe 1984, Joris, è gia una stella nascente del jazz, col suo sax (suona anche flauto e clarinetto) dal suono elegante e deciso.
Il debutto convince ampiamente, è Introducing è un album molto bello è ben strutturato, pieno di riferimenti azzeccati e finissimi.
I Fall in Love, del songwriter americano Jule Styne, un cool jazz elegante suonato da Joris in maniera impeccabile, Background Music cover del sassofonista Warne Marsh (l’altra metà di Lee Konitz e della Cool School) e ancora Francisca di Toninho Horta e Skylark del compositore Hoagy Carmichael.
Dieci tracce per un esordio con i fiocchi, consigliato agli amanti del buon jazz d’autore e a chi piace l’ atmosfera vagamente sudamericana, tema sonoro largamente diffuso nell’album.
Secondo album in questione Glow di Dhafer Youssef e Wolfgang Muthspiel.
Qui il patron dell’etichetta Material, affianca un giovane cantante tunisino, Youssef, una voce particolarissima e mistica, frutto della sua cultura Sufi.
Youssef canta e nello stesso tempo suona l’Oud.un liuto arabo dal suono ipnotico, ma la vera sua forza è la voce,un timbro particolarissimo,capace di tonalità gravi e acute!
Basta sentire la title track Mon Parfum, per entrare a pieno titolo in un mondo fatto di misteri e religiosità, dove la voce di Dhafer diventa lamento fisico e spirituale, o in Babylon, dove la ritmica ossessiva del bassista Matthias Pichler, si unisce alle doti chitarristiche di Muthspiel, e alla voce da mujaheddin di Youssef.
Alla lunga stanca un po’, ma resta lodevole il tentativo di condividere culture musicali diverse, con un approccio etno-jazz in parte evidente.
Il terzo album è un progetto sonoro molto particolare, e s’intitola From a Dream.
Loro sono gli MGT, acronimo di Muthspiel (l’instancabile chitarrista della Material), Slava Grigoryan, giovane chitarrista d’estrazione classica, australiano ma d’origini kazake, e Ralph Towner, chitarrista americano virtuoso, conosciuto ai più nel circuito della label Ecm.
Tre guitar hero accomunati dalla passione per la world music, i suoni meditativi e il jazz.
La regia appartiene a Ralph Towner (tre quarti d’album portano la sua firma), ma l’intesa fra i tre è il punto di forza dell’album.
I momenti più belli in Tammuriata, che apre il disco, sette minuti di virtuosismi, fra nostalgici echi flamenco e riferimenti (molto accademici) alla musica del sud dell’Italia.A seguire Beneath an Evening, suadente e meditativo lounge sound d’autore, e poi una cover di Nardis di Miles Davis, qui potete trovare il meglio dei tre fra tecnicismo e classicità.
Luigi La Delfa

Lee Morgan

Su Jam di Giugno

“Nella primavera del 1964 I Jazz Messenger sono sul palco di un club, pronti a dare via al set.
Lee Morgan non si è visto, quindi qualcuno va a cercarlo. Morgan è in camerino, mal ridotto a terra con la testa contro un radiatore fumante”.
La storia del trombettista Lee Morgan è fatta anche di questi spiacevoli episodi, dei suoi rapporti con la tossicodipendenza, ma è la storia anche di un grande jazzista che caratterizzò la musica nera, a cavallo fra gli anni cinquanta e i primi anni settanta.
Qui Tom Perchard, giovane giornalista musicale inglese di Wire Magazine, si cimenta (con una scrittura semplice e lineare), in una biografia di Lee Morgan, scrivendo un libro di facile apprensione, ricco d’aneddoti e curiosità.
La vita del musicista di Philadelphia, non è solo il racconto di una biografia, nel libro diventa una breve storia della situazione sociale e politico di allora, e per questo è interessante capire i movimenti che stavano dietro ad un genere musicale come il jazz.
Dopo una brevissima prefazione di Enzo Bettinello, giornalista jazz di Blow Up, Perchard descrive -in poco più di trecento pagine- la storia di un gran trombettista.
Dalla tenera età di una Philadelphia nera, ai primi incontri col maestro Clifford Brown, dall’approdo a New York, (La Mecca del jazz, fra gli anni quaranta e cinquanta) ai fondamentali contatti con la grand’etichetta Blue Note Records.
Questa parte di libro (il periodo newyorkese), indubbiamente, è quella più affascinante, delle mitiche e celebri jam session al Birdland, quella in cui Morgan divenne uomo del jazz.Il resto del libro fra alti e bassi, non stanca mai, come la breve storia di Lee, che a soli 33 anni, morì tragicamente per mano armata della compagna, Helen Moore, che lo uccise per futili motivi alla fine di un concerto.

Luigi La Delfa

Wayne Shorter-Live a Montreux 1996

Su Jam di giugno

Live a Montreux 1996, quell’anno, le location della ridente cittadina svizzera, accoglievano gente del calibro di Carlos Santana, Van Morrison e Little Richard, confermando l’apertura del Festival a personaggi musicali non propriamente d’ispirazione jazz.
Il concerto dell’ex Weather Report Wayne Shorter, accompagnato da un ottimo quartetto, (fra tutti David Gilmore alla guitar e Alphonso Johnson al bass), è l’appuntamento in dvd dei live a Montreux dell’etichetta Eagle Vision.
Shorter non ha bisogno di presentazione, essendo uno dei più grandi saxophone della storia della musica jazz.
Qui, a sessantatré anni, Wayne ha gia scritto gran parte della sua vita musicale, e presenta il conto all’entusiasta pubblico con pietre miliari del suo repertorio, fra tutti On The Milky Way Express, elegante e ricercata, una vera goduria, i suoi assolo inconfondibili cosi come lo stile, hanno fatto la storia del jazz/rock.Poi ancora At The Fair altro capitolo essenziale di puro fusion da intenditori, dove spiccano la performance rock di Gilmore e la tecnica straordinaria di Johnson, oggi uno dei più acclamati bassisti del pianeta.
Imperdibili le bonus track, che non sono un valore aggiunto al dvd, ma molto più.Ai
sessanta minuti iniziali (1996), si aggiungono spezzoni di Shorter a Montreux nel 1991, e nel 1992.
La prima line up (1991) con Herbie Hancock al piano e Stanley Clarke al basso, è considerevole, e Footprints è una perla difficile da scordare.
La seconda line up (1992) è quella del tributo a Miles Davis, col gigante Ron Carter al basso, Hancock al piano e il giovane Wallace Roney alla tromba nella veste di Miles in Pinocchio e Pee Wee/Theme.
Due grandi motivi, per una grande tribute band che ha vissuto in prima persona l’esperienza con il grande Miles Davis.
Luigi La Delfa

David Sanborn-Live a Montreux 1984

Su Jam di giugno....

Continuano con una certa frequenza, l’uscita video dei live a Montreux, dell’etichetta Eagle Vision.
Questa volta tocca al sassofonista americano David Sanborn, in quintetto con Hiram Bullock alla chitarra, Tom Barney al basso e Larry Willis e Buddy Williams, rispettivamente al piano e percussioni.
Tanti gli episodi da raccontare, ma il peso specifico del live, sono tutti rappresentati dal romanticismo smooth jazz che fuoriesce dal sax tenore di David Sanborn, qui, in un periodo di gran notorietà, nonché dall’estro rassodato (ad appena 30 anni) di Hiram Bullock.
Hideaway in apertura e I Told U So, sono la parte fusion del concerto, quella più easy e spontanea, con continui duetti mozzafiato di David e Hiram, ispirati al punto giusto.
La parte più “toccante” è Straight to the Heart, qui Sanborn rende evidente la sua straordinaria tecnica musicale, che lo annovera a soli 40 anni, come uno dei più grandi alto sax del periodo (gli anni ’80).
C’è posto per i personalismi e per graditi ospiti.
Guitar Solo, è una lezione di stili musicali, condensati da Bullock in poco più di cinque minuti, jazz, bossa nova, blues e funky, a dir poco mirabile la sua performance.
In Piano Solo tocca a Larry Willis (key negli anni ’70 dei mitici Blood, Sweat and Tears) dare dimostrazione di se, con un’esemplare esecuzione classical jazz and blues, raffinatissima.
L’ospite è la songwriter Ricky Lee Jones (appena sobbalzata dal letto,vedere per credere!) alle prese con la popular song Autumn Leaves, struggente e motivata la sua interpretazione.
In conclusione, se non bastasse, l’immancabile Bonus Track, trenta minuti tratti dal live del 1981oltre a Sanborn spiccano Marcus Miller al basso ed una promessa della chitarra Robben Ford.
Luigi La Delfa

Eco-profughi

Sei milioni di persone ogni anno sono costrette ad abbandonare le loro case a causa degli effetti del surriscaldamento del pianeta cambiamenti climatici. Un numero che per il 2050, secondo le stime dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), potrebbe riguardare 200-250 milioni di persone. È questo il profilo dell’emergenza umanitaria degli eco-profughi, i nuovi migranti in fuga da desertificazione, inondazioni e effetti del riscaldamento globale, illustrata oggi a ‘Terra Futurà da Legambiente attraverso il dossier ‘Profughi ambientalì. A discuterne Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente, e Sergio Marelli, direttore generale di Volontari nel mondo Focsiv. Il lavoro dell’associazione ambientalista mette insieme dati e studi effettuati da varie agenzie delle Nazioni Unite -Ipcc, Undp, Unhcr, Unicef- per dare un quadro complessivo del fenomeno migratorio innescato dal cosiddetto ‘global warming’. Dei 6 milioni di profughi ambientali previsti dall’Unhcr, la metà sarà causata da catastrofi naturali, inondazioni e tempeste, mentre gli altri 3 milioni di sfollati si sposteranno in seguito ai progressivi cambiamenti ambientali come l’innalzamento del livello del mare e la desertificazione. Fino a ora le guerre erano la principale causa delle emigrazioni di massa oggi invece, ha spiegato Gubbiotti, «il numero dei profughi ambientali ha superato quello dei profughi di guerra da circa due anni». Eppure, ha sottolineato, «non si riesce a dare loro assistenza in modo adeguato, perchè giuridicamente non esistono, non sono riconosciuti come rifugiati dalla Convenzione di Ginevra del 1951, nè dal suo Protocollo supplementare del 1967». Ora, ha continuato Gubbiotti, «dobbiamo far capire che le molte questioni legate all’ospitalità e all’accoglienza nei nostri Paesi devono in primo luogo essere affrontate attraverso un serio impegno collettivo nella lotta contro gli effetti dei cambiamenti climatici». Le tragiche conseguenze del surriscaldamento del pianeta sono già una drammatica realtà in molti Paesi. È il caso della Namibia, dove 350mila civili sono stati colpiti dalla recente inondazione dovuta alle piogge torrenziali iniziate a gennaio. Il 50% delle strade e il 63% dei raccolti è a rischio, con gravi danni per l’economia e per la sussistenza: secondo l’Onu 544mila persone potrebbero confrontarsi con un’insufficienza di cibo tra il 2009 e il 2010. Dati poco confortanti anche in Angola, dove 160mila persone hanno subito inondazioni, ma è un numero destinato a crescere. E ancora, in Birmania, il ciclone Nargis nel maggio 2008 ha fatto 140mila vittime, colpendo anche altri 2-3 milioni di persone e costringendo 800mila persone a sfollare. Anche l’Italia ha già iniziato a scontare gli effetti del riscaldamento globale in quanto area mondiale «a più alta vulnerabilità in termini di perdita di zone umide e in particolare degli ecosistemi e della biodiveristà marino-costiera», hanno riferito da Legambiente. Lo studio dell’organizzazione prevede che saranno sommersi circa 4.500 chilometri quadrati del territorio nazionale, distribuiti in prevalenza al sud, in cui si concentreranno la maggior parte delle aree che andranno incontro a una progressiva desertificazione. Per le agenzie umanitarie si prospetta l’adozione di provvedimenti senza precedenti: secondo le ultime previsioni, dovranno moltiplicare per 10 o per 20 le loro riserve d’emergenza.
grazie a Max

Aria di casa mia

Un simpatico sito che permette in tempo reale di sapere quale sia la qualita' del aria della tua citta. Inserisci la localita' e avrai subito tutte le notizie sulla quantita' di sostanze nocive presenti ,i posti dove si puo' fare sport,e quelli dove l' aria e' insalubre.