venerdì 29 febbraio 2008

WILLY DEVILLE IN CONCERTO‏

VENERDI’ 14 MARZO

LIVE CLUB


PRESENTA

WILLY DEVILLE
&
THE MINK DEVILLE BAND

TREZZO SULL’ADDA (MI) VIA MAZZINI 58
DI FRONTE ALLA VECCHIA USCITA DELL’AUTOSTRADA MI-VE

APERTURA CANCELLI H 21.00
INIZIO SPETTACOLO H 22.30

INGRESSO: 30 EURO
Prevendite: www.ticketone.it
INFOLINE: 02 90980262
WWW.LIVECLUB.IT
info@liveclub.it

"Pistola" è il nuovo straordinario album di Willy DeVille, musicistapoliedrico e vero e proprio pirata metropolitano che riesce ancora unavolta a miscelare con sapienza i generi più diversi.L'album, pubblicato da Eagle Rock e distribuito da Edel Italia, in tutti inegozi dal 1° febbraio, vede la partecipazione del produttore John PhilipShenale (The Bangles, Tori Amos, Robert Cray), già al fianco di DeVille nel precedente lavoro "Crow Jane Alley" .DeVille torna a quattro anni di distanza con un album ricco di traccecoinvolgenti tra le quali "The Band Played On", personale e profondarisposta alle tremende conseguenze dell'uragano Katrina che ha devastatoNew Orleans, una delle città più amate dall'artista, e l'accattivante "IRemember The First Time", destinata a diventare un vero e proprio classico.

BIOGRAFIA

E' tanto grande come interprete quanto come autore e compositore: molti dei suoi brani hanno tutti i numeri per essere degli standard senza tempo. Una spiccata insofferenza per il music business, unita ad una travagliata esperienza di vita, lo portano lontano dai favori dell'industria discografica americana e lo rendono un mito fuori patria, soprattutto nel vecchio continente che lo ha adottato come icona dell'artista maledetto, largamente amato ed apprezzato. Qualcuno lo ricorderà con un nome diverso, infatti i suoi primi sette album uscirono a nome della band "Mink DeVille", formula che si lascia alle spalle dopo "Sportin' Life".Nel 1987, con Mark Knopfler (Dire Straits) alla produzione parte la sua illuminata carriera solista con il capolavoro "Miracle".Il brano "Storybook Love" (inserito nella colonna sonora "The Prince's Bride") si conquista nientemeno che una nomination all'Oscar. Da questo momento in poi sarà "Willy DeVille" e pubblica altri otto album. Nel 2004 arriva "Crow Jane Alley", il nuovo atteso disco inciso in studio, e Willy fa ancora centro nel cuore dei fans e della critica. Nove brani inediti e ispirati, due cover: "Slave To Love" di Bryan Ferry e "Come A Little Bit Closet" di Jay And The Americans. In pieno DeVille style, denotano il particolare stato di grazia musicale e personale che questo artista sta attraversando. Willy regala un album denso delle sue cose migliori: soul e musica latina, blues e rock'n'roll, country e ballad mozzafiato. E per la prima volta volge lo sguardo alla politica, con l'amara denuncia nel brano "Trouble Comin' Everyday".Nel 2006 esce il dvd ‘Live in the Lowlands’ e nel 2007 la canzone ‘It’s so easy’ fa parte della colonna sonora di "Death proof" in nuovo film di Quentin Tarantino in concorso alla Festival del Cinema di Cannes.
L'ultimo importante riconoscimento è arrivato nel 2006 con la vittoria delPremio Tenco per una carriera quasi trentennale (dal primo album,"Cabretta", del 1977, sino al dvd "Live In The Lowlands", pubblicato dapoco).
Nel 2008 ecco il nuovo incredibile capitolo discografico: “Pistola”.A DeVille piace dire: "La vita è un libro aperto. Sei tu a scriverne lepagine."Per questo ogni concerto è vissuto dall'artista come tappa fondamentale diun percorso musicale in continuo divenire e che non smette mai di entusiasmare.

Ciao Buddy!!

Concedetemi quest'omaggio al grande Buddy Miles,il mitico batterista della mitica band di Jimi Hendrix,la Gypsys,che ci lascia all'èta di 60 anni!
ciao buddy!!!

mercoledì 27 febbraio 2008

Le metamorfosi di John De Leo


Che John De Leo fosse un artista poliedrico è storia
vecchia. Che i suoi (ex) Quintorigo siano stati tra le
realtà italiane più sperimentali, innovative, originali
degli ultimi dieci anni di musica è ormai riconosciuto
all’unanimità, anche in virtù dei premi della critica ricevuti
al Festival di Sanremo e del premio Luigi Tenco
per l’esordio “Rospo”. Incastonato in una preziosa confezione
cartonata, “Vago Svanendo” raccoglie quanto
seminato dalla band: folli ed imprevedibili, le undici
tracce sciorinano un mix di esperimenti vocali e sonori,
canzoni d’autore, improvvisazioni, testi visionari
e curati, strumenti giocattolo, citazioni e rifacimenti,
il tutto al servizio della versatile ed inconfondibile
voce di John e del suo incedere nervoso e teatrale.
I 44 secondi di “4 Piano Notes”, un intro di sole quattro
note di pianoforte e manipolazione sonora, aprono
il disco, mentre “Freak Ship” è un esperimento al
quale l’artista romagnolo ci ha abituati da tempo, in
cui tutto è realizzato con la sola voce, simulando rumori,
batteria, basso e melodie minimali. Il disco decolla
con la terza traccia, la “Vago Svanendo” che dà
il nome al disco, introdotta dal pianoforte di Guido
Facchini; ma qui è la voce di De Leo che, con le sue
solite evoluzioni e metamorfosi, avvolge l’ascoltatore,
cantando di sacchi di gatti, sogni di Chagall, balene,
amore e panni stesi. Un “vago svanendo di cartapesta”
che da solo vale l’album. E tra versi alla Paolo Conte,
divertimenti rock n’ roll, duetti di voce e trombone,
diplofonie alla Demetrio Stratos, tecniche tibetane,
ecco “Big Stuff” del compositore Leonard Bernstein,
un ultimo sprazzo di calma prima del singolo “Bambino
Marrone”, registrato con strumenti giocattolo
(chitarra, sax, cembalo, batteria, organo, clarinetto e
chissà cos’altro) opportunamente modificati e manipolati
in studio, in cui l’artista affronta la tematica sociale
dell’emarginazione dei bambini di diverso colore.
Un disco vivo, contorto, da ascoltare senza preconcetti,
che brilla per creatività e sincerità, in cui è facile
cadere nella trappola del “voler capirlo a tutti i costi”
senza capire un bel niente. John De Leo mantiene le
promesse, la speranza è che “Vago Svanendo” non
sia l’ennesima occasione persa della musica italiana.
Dario Parascandolo

Le dieci canzoni candidate al Premio Amnesty Italia 2008

L'Associazione Voci per la Libertà e la Sezione Italiana di Amnesty International presentano la rosa dei dieci brani candidati al Premio Amnesty Italia 2008:
"Canzone per Beirut" - Eugenio Bennato
"Canzone della tolleranza e dell'amore universale" - Giorgio Canali e Rossofuoco
"Boom!" - Gemelli Diversi
"Mosca cieca" - Gianna Nannini
"Tu ricordati di me" - Negramaro
"Milioni di promesse" - Radiodervish
"La Guerra dei vecchietti" - Remo Remotti
"Canzone fra le guerre" - Antonella Ruggiero
"Canenero" - Subsonica
"Avanti pop" - Tetes de Bois
Il brano vincitore verrà selezionato nelle prossime settimane da una giuria di addetti ai lavori comprendente: Giò Alaimo (Il Gazzettino), Silvia Boschero (Radio Rai), Marco Cavalieri (Radio Città Aperta), Valerio Corzani (Radio Rai, il manifesto), Luca D'Alessandro (MusicBoom), Cinzia Fiorato (Tg1 Rai), Gabriele Guerra (Freequency), Ezio Guaitamacchi (Jam, Lifegate), Federico Guglielmi (Il Mucchio, Radio Rai), Andrea Laffranchi (Corriere della Sera), Michele Lionello (Voci per la Libertà), Carlo Mandelli (Il Giorno), Riccardo Noury (Amnesty Italia), Diego ”Alligatore” Pinamonte (Smemoranda.it), Paolo Pobbiati (Amnesty Italia), Valeria Rusconi (Rolling Stone), Giordano Sangiorgi (Mei), Mauro Santoriello (MTV), Gianni Santoro (XL), Stefano Starace (A rivista), Renzo Stefanel (Rockit), John Vignola (Vanity Fair, Radio Rai) e Franco Zanetti (Rockol).
Il Premio Amnesty Italia è stato istituito nel 2003 e viene consegnato ogni anno all'artista che meglio ha saputo rendersi portavoce di temi che riguardano i diritti umani durante l'anno che precede l'edizione del premio: Daniele Silvestri "Il mio nemico" nel 2003, Ivano Fossati "Pane e coraggio" nel 2004, Modena City Ramblers "Ebano" nel 2005, Paola Turci con "Rwanda" nel 2006 e Samuele Bersani con "Occhiali rotti" nel 2007.
Per quanto concerne il concorso "Voci per la Libertà - Una Canzone per Amnesty", dedicato ai musicisti emergenti, ricordiamo che il bando della manifestazione scadrà il 15 aprile 2008 e che sta per scadere il bando del Premio Web: i primi 30 artisti che si iscriveranno al concorso avranno diritto a una pagina sul sito www.vociperlaliberta.it, nella quale sarà possibile conoscerli, vederli, ascoltarli e soprattutto votarli! Il brano dell'artista o del gruppo più votato dai visitatori del sito della manifestazione parteciperà di diritto alla fase finale del concorso.
Per tutte le informazioni dettagliate sul Premio Amnesty Italia e sul Premio Web visita il sito: www.vociperlaliberta.it
-------------------------
Con il supporto di:
Audiocoop - MEI Fest - Glitter & Soul - Audioglobe - Suono e Immagine - Europrint - Imaginaria

Media Partner
Demo Rai - Musicalnews - Freakout - Mescalina.it - Music Boom - Freequency - Jam - Rec Radio - Rockit - Mucchio - Radio Base - Ecoradio - Smemoranda - ViaVaiNet - Lifegate radio - Lifegate

INFORMAZIONI:
Ass Culturale Voci per la Libertà
www.vociperlaliberta.it
www.myspace.com/vociperlaliberta
E.mail info@vociperlaliberta.it
Tel/fax 0425.405562

DIREZIONE ARTISTICA: Michele Lionello
Mobile: +39.339.6322874 – E.mail: mic.lio@libero.it

UFFICIO STAMPA E PROMOZIONE: Glitter & Soul
www.glitterandsoul.com
www.myspace.com/glitterandsoul
E mail e Skype:
alessandro@glitterandsoul.com
elisa@glitterandsoul.com
Mobile:
Alessandro: +39.333.9846272
Elisa: +39.349.5520417

UFFICIO STAMPA AMNESTY INTERNATIONAL
Tel. 06/4490224 – +39.348.6974361
E.mail: press@amnesty.it

domenica 24 febbraio 2008

All That Jazz: la leggenda della foto impossibile

PROVIAMO a immaginare. Cosa sarebbe successo se ognuno dei presenti avesse portato con sé il suo strumento? Facile, sarebbe stata la più grande jam session di tutti i tempi. Ma anche così, silente, immutabile, la foto rimane sensazionale, probabilmente la più famosa di tutta la storia del jazz, e fu scattata esattamente cinquant'anni fa, da Art Kane, un brillante art director che fino a quel momento non sapeva ancora che sarebbe diventato un fotografo. L'idea partì da Robert Benton, allora editor della rivista Esquire, poi sceneggiatore di successo e regista (Kramer contro Kramer). Benton voleva celebrare quella che veniva percepita allora come l'età d'oro del jazz, la golden age, il massimo periodo di fulgore della musica afroamericana, considerando che in quel momento il jazz traboccava di straordinari interpreti. Le generazioni degli anni Venti, Trenta e Quaranta si erano accavallate per cui c'erano ancora le personalità delle origini, i padri fondatori come Armstrong, i maestri d'orchestra come Duke Ellington, ma c'erano stati anche i boppers, il cool jazz e i moderni, giganti come Miles Davis, Sonny Rollins, Monk, Charlie Mingus, in una simultaneità di impressionante ricchezza. Ma come celebrare questa grandeur? Benton pensò di chiamare Art Kane, allora brillante art director e appassionato di jazz, e Kane se ne uscì con un'idea che lo lasciò senza parole: mettiamo insieme tutti i jazzisti che riusciamo a trovare, gli disse, e li raggruppiamo in una sola istantanea. Pura follia, pensò Benton, considerando che i musicisti erano la categoria più vaga e imprendibile che ci fosse in giro, ma decise che comunque valeva la pena di dare una chance al giovane art director, che si mise subito all'opera. Era l'estate del 1958.
Art Kane a quel tempo non aveva uno studio, non era neanche un fotografo, e allora pensò di organizzare la session fotografica all'aperto, in una qualsiasi strada di Harlem. Del resto se New York era la capitale del jazz, Harlem era il cuore pulsante della grande mela, la Mecca nera, l'epicentro della Black renaissance, e lo era fin dagli anni Venti, quando molti dei musicisti del sud emigrarono verso nord, e tutti gli stili, dallo stride piano allo swing cominciarono a fiorire. Era l'epoca dei leggendari ritrovi come il Cotton club, dove suonava l'orchestra di Ellington, o del mitico teatro Apollo. Harlem era lo scenario ideale, ma nessuno ricorda più con esattezza perché fu scelto proprio quell'angolo tra la diciassettesima e la centoventiseiesima, davanti a una di quelle case in pietra marrone chiamate "brownstone". Secondo Scoville Browne, uno dei musicisti minori immortalati nella foto, quella strada era familiare perché c'era una specie di locanda, molto nota tra i musicisti, che per una "ragionevole somma" dava vitto e alloggio agli spiantati. L'appuntamento fu fissato per le dieci di mattina, altra follia considerando che era l'ora più improbabile per incontrare un jazzista sveglio e nel pieno delle sue facoltà mentali. Da questo punto di vista i jazzisti erano come bambini, artisti di genio ma indisciplinati, nottambuli, rigorosamente privi dell'idea di puntualità. Bud Freeman, anche lui nella foto, racconta che un'idea del genere sembrava fuori dalla portata di chiunque. Il jazz si suonava specialmente di notte, i musicisti girovagavano da un locale all'altro, i momenti più infuocati delle jam session erano a tarda notte, insomma non si andava mai a dormire prima delle quattro del mattino. E a New York suonavano tutti, tutte le notti, in uno dei periodi più elettrizzanti di tutta la musica del secolo scorso. Anche Gerry Mulligan racconta che rimase immediatamente affascinato dalla proposta ma che fino all'ultimo rimase piuttosto scettico sull'idea che potesse davvero concretizzarsi. Chissà, forse fu proprio la stranezza della proposta a scatenare un meccanismo imprevedibile. A dispetto di ogni legittima previsione, come sospinti da un irresistibile richiamo, uno dopo l'altro cominciarono ad arrivare tutti, o quasi, i jazzisti convocati. Pochi i ritardatari, e non decisivi (gente come Charlie Rouse e pochi altri, e li fotografò Dizzy Gillespie, in un gruppetto insieme a Lester Young, che invece fu presente allo scatto), arrivò in tempo anche Willi "the lion" Smith, il leggendario maestro dello stride piano, ma rimase fuori dalla foto perché si era allontanato per pochi minuti nel momento decisivo. Con lui sarebbero stati cinquantotto, esattamente come l'anno in cui tutto questo succedeva. Nella foto ne sono stati immortalati cinquantasette. Come per miracolo Art Kane e i suoi collaboratori, videro arrivare mostri sacri come Coleman Hawkins e Count Basie, la leggenda del sax tenore Lester Young, il grande maestro delle percussioni Art Blakey, poi ancora Sonny Rollins, allora già affermato talento del sax, il geniale Charlie Mingus, perfino l'imperscrutabile, enigmatico Thelonious Monk, l'eccentrico Dizzy Gillespie, e poi Gerry Mulligan, Johnny Griffin, Marian McPartland e Mary Lou Williams, Jimmy Rushing, Oscar Pettiford, Gene Krupa, una specie di sogno a occhi aperti per qualsiasi appassionato, cinquantasette solisti, tutti in un solo colpo, un gruppo che rappresentava più generazioni stilistiche: dal tradizionale ai modernisti, fino agli innovatori. Dai classici come Pee Wee Russel e Buster Bayley fino ai giovani talenti emergenti come Horace Silver e Art Farmer. Lo stupore era palpabile, erano tutti meravigliati di ritrovarsi lì in tanti, gli stessi musicisti erano dubbiosi, poi contenti come ragazzi in gita. In un dvd uscito di recente col titolo A great day in Harlem ci sono brevi spezzoni filmati della preparazione dello scatto. Sembra un party improvvisato, una festicciola tra amici che non si sono mai incontrati prima nello stesso posto, una festa decisamente bizzarra, però, perché invece di svolgersi di notte in un locale della cinquantaduesima strada, si svolgeva in una stradina di Harlem, alle dieci di mattina. La foto di famiglia coglie perfettamente lo spirito del tempo, i carattere dei singoli musicisti: Mingus strafottente con la sigaretta che pende da un lato; Monk con gli occhiali scuri, impenetrabile; Coleman Hawkins sorridente e autorevole. Coglie soprattutto la magia di un momento, l'istantanea di quell'anno d'oro che oggi si situa più o meno al centro di tutta la storia del jazz, equidistante dalle origini e dal momento attuale, una boa da cui parte una storia che arriva dritta fino ai giorni nostri. In fondo oggi, nella maggior parte dei casi, il jazz non si suona in modo eccessivamente diverso da come facevano Mingus, Rollins, Thelonious Monk, o almeno non tanto diverso da come ci si aspetterebbe dopo cinquant'anni di evoluzione stilistica. Questo ci dimostra quanto quelle invenzioni fossero avanzate, moderne, ma anche che la forza creativa di quei giorni era talmente forte da rimanere come un imprinting, difficilmente superabile. In quel gruppo c'è tutta la maestria, il tesoro culturale del jazz. Charlie Parker (scomparso tre anni prima) e Dizzy Gillespie avevano riportato in auge la sfrenata vertigine dell'improvvisazione, dopo anni di lussureggianti eccessi spettacolari, avevano ridato al jazz la sua purezza creativa, un senso di libertà insofferente ai vincoli formali, definendo una lezione il cui significato dura inalterato fino ai nostri giorni. In particolare nel 1958 il jazz stava vivendo il brivido di un'altra rivoluzione. Mingus, Rollins, Davis, Coltrane stavano spingendo la ricerca verso una definitiva apertura. Da lì a pochi mesi sarebbe esploso il "free jazz". Ed erano anche gli anni dell'emancipazione del mondo afroamericano. Nel rinascimento artistico che si respirava c'era anche il riscatto culturale dei neri, anticipazione del fiume in piena che sarebbe stata la lotta per i diritti civili negli anni Sessanta. Anche di questo orgoglio c'è traccia in questa foto. Una giornata che ha lasciato tracce profonde in chi l'aveva pensata e organizzata. Robert Benton ha dichiarato di aver imparato molto quel giorno, e di aver portato quel patrimonio nella sua carriera hollywoodiana. Art Kane non era neanche un fotografo, ma in quel giorno fondamentale si decise la sua vita futura. "Me ne venni fuori con questa idea oltraggiosa e l'ho vista prendere corpo nel modo in cui l'avevo immaginata", ha raccontato anni dopo, "guardare tutti quei musicisti muoversi su quegli scalini nella centoventiseiesima strada era magnifico. Ho capito in quel momento cosa volevo fare della mia vita. Volevo essere un fotografo". E ci riuscì diventando uno dei fotografi musicali più accreditati, esaltato da Andy Wahrol e premiato da innumerevoli riconoscimenti. Ha scattato foto memorabili di jazzisti, ma anche di rockstar come Dylan e i Rolling Stones. E del resto, dopo quella bruciante partenza, dopo aver fissato al suo primo scatto la più famosa foto di jazz di tutti i tempi, cos'altro avrebbe potuto fare nella vita?
Gino Castaldo
da www.repubblica.it

giovedì 14 febbraio 2008

Anniversario del Protocollo di Kyoto, insieme per una mobilità più sostenibile

Continuano le attività in occasione del terzo Anniversario dell’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto. Vectrix Roma e Lifegate Radio, in collaborazione con il Desmodromic Club di Roma, organizzeranno il 1° Raduno a “Impatto Zero” città di Roma. Una flotta di MAXI-Scooter Elettrici gireranno per le vie principali della capitale, per divulgare un messaggio di mobilità sostenibile attraverso l’utilizzo di mezzi a basso impatto ambientale.

L’appuntamento è alle 11.00 di sabato 16 febbraio in Piazza Venezia ed il corteo ad impatto zero proseguirà per le strade principali del centro romano, in silenzio e senza inquinare.

“Sarà il più pulito, silenzioso, ecologico ed innovativo raduno mai realizzato nella Capitale “ha commentato Giovanni Deleo, Managing Director Marketing Vectrix , “ci aspettiamo che tutti i nostri clienti romani, i nostri amici, i nostri dipendenti, i nostri Ambassadors, partecipino con entusiasmo a questa iniziativa per dare un segnale forte di sensibilità alle problematiche ambientali e per dimostrare alla cittadinanza che è possibile oggi partecipare drasticamente alla riduzione delle emissioni inquinanti e alla salvaguardia della salute ambientale.”

Si stima infatti che per ogni 100 scooters elettrici in circolazione in città, in sostituzione di altrettanti veicoli a benzina, vi sia una riduzione in città di emissioni di CO2 annue pari a 85.000 kilogrammi (50.000 litri di benzina).
“LifeGate ha voluto contribuire attivamente a questa iniziativa” ha sottolineato Enea Roveda, Presidente di Lifegate Radio “ non solo, appoggiando con la sua emittente LifeGate Radio tutte le fasi della campagna ma anche” ha proseguito Roveda, “rendendo l’evento a Impatto Zero®, ovvero riducendo e compensando le emissioni di CO2 dell’evento con 2.897 mq di foresta in Costa Rica”.

Dal 16 Febbraio, Vectrix estenderà la campagna eco-incentivi aziendali anche alle filiali di Milano, Bologna e Torino.
I cittadini che vorranno saperne di più dell’iniziativa possono recarsi, durante i prossimi giorni presso le filiali di Milano, Bologna e Torino e prenotare una prova.
Chi vorrà acquistare il veicolo può immediatamente usufruire dei contributi all’acquisto messi a disposizione dall’Azienda che possono arrivare fino ad un massimo di 4000€ dall’attuale prezzo di listino in caso di veicolo aziendale o fino a 2000€ , incluso l’attuale incentivo governativo alla rottamazione, per il veicoli nuovi.
“In questo particolare momento in cui l’attenzione all’ambiente è molto elevata, ed in prossimità del’inizio della stagionalità del mercato “ ha proseguito Giuseppe De Giovanni, General Manager Vectrix - Southern Europe “ l’azienda ha deciso dare un significativo segnale di partecipazione, destinando oltre 400.000 euro al finanziamento di questa operazione. Ci aspettiamo” ha concluso De Giovanni” che la comunità industriale, le autorità centrali e le amministrazioni locali, ci affianchino su questa strada e proseguino il lavoro già iniziato nella sviluppo e nella realizzazione delle infrastrutture (centraline di ricarica, parcheggi dedicati, ect..) e nella concessione di incentivi all’acquisto sia per gli utenti finali che per le flotte !



www.vectrix.com
info: 800257257


www.lifegateradio.it

martedì 12 febbraio 2008

INSIEME PER UNA CITTA’ PIU’ PULITA

sabato 16 febbraio
in occasione del terzo Anniversario
della firma dell’entrata in vigore del protocollo di Kyoto
SIGG e LIFEGATE RADIO

con patrocinio del Comune di Milano
assessorato mobilità, trasporti e ambiente

informano
la cittadinanza sulla “fruibilità dell’acqua potabile di Milano
e sabato 16
flyers su temi ambientali
con un team di roller girl
che distribuirà per le strade del centro

organizzano
una mostra per festeggiare i centro anni di SIGG
dal 13 al 16 febbraio
@ LifeGate Cafè – via della Commenda 43, angolo via Orti
con le più importanti borracce prodotte dalla famosa casa svizzera,
da sempre considerate per il loro “high profile” e design sofisticato
attualmente portavoce in USA e Germania di un nuovo modo di bere acqua
dove gente come Madonna, James Blunt, Oprah Winsley hanno deciso di supportare SIGG
……

producono
una borraccia a tiratura limitata
di cui parte del ricavato sarà devoluto al progetto di riforestazione Impatto Zero di Lifegate
in vendita da mercoledì 13 febbraio
presso negozio Outliving – Via Agnello 8 – Milano


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE
MERCOLEDI’ 13 FEBBRAIO
@ LIFEGATE CAFE’ – VIA COMMENDA 43 – ANGOLO VIA ORTI
H 11.30
Interverranno;
Guido Rosti - direttore del settore Ambiente ed Energia del Comune di Milano
Enea Roveda – direttore LifeGate Radio
Giuseppe Formica - direttore marketing LifeGate Radio
Catherine Regan - International Sales Manager SIGG
Andrea Künzi – Presidente KÜNZI S.p.A.


seguirà rinfresco


LA MOSTRA

100 anni di SIGG
100 borracce in mostra
Dal 13 al 16 febbraio
@ LIFEGATE CAFE’
via della commenda 43 – tel 02 5450765


SIGG SINONIMO DI “COOL DESIGN”

SIGG vuol dire individualità: tanti disegni unici, creativi e soprattutto individuali che si adattano sempre ad ogni tuo stato d’animo.
144 sono al momento le versioni diverse che ha prodotto SIGG per ogni tipo di persona; adulti, bambini, donne in carriera, rockers, fashionistas, aristo freak etc.


SIGG COME PICCOLO GESTO QUOTIDIANO PER INQUINARE MENO

In Europa giornalmente 30 milioni di bottiglie di plastica finiscono in discarica. Ci vogliono fino a 1000 anni per far si che la plastica si consumi completamente.

Il tuo fisico ha bisogno di essere idratato, ci vogliono almeno 2 litri di acqua al giorno per poterlo far funzionare al meglio.

Ci sono sempre più prove, che le bottiglie PET e policarbonato trasmettono delle sostanze tossiche nelle bevande, le quali vengono anche consumate dai nostri figli.

Prova a pensare quanta plastica consumi, per essere cosciente come tratti il tuo corpo ed il tuo pianeta.

SIGG non è in plastica.
SIGG è nata da un pezzo di alluminio.
La sua vernice è resistente alle crepature, sopporta l’acido della frutta, l’acido carbonico, e anche
le bevande energetiche – garantisce che la tua bevanda preferita non cambi gusto.

domenica 10 febbraio 2008

Patti Smith: il rock può ancora salvare il mondo

Per realizzare i 110 minuti del documentario, il regista e fotografo di "Vogue" Steven Sebring ha seguito la Smith per quasi dodici anni, fino a oggi, con una mostra, un concerto, una pellicola e tre giorni da star. L'altro ieri i due hanno inaugurato la mostra fotografica che accompagna il film e una chiesa sconsacrata sarà il teatro di un concerto della rock star che, diversamente dagli Stones, non lesina la sua arte e ha promesso performance dal vivo, tra canzoni e poesie. Orgogliosa della sua età (61 anni), della sua miopia e del suo essere schiva, Patti Smith appare tra filmati amatoriali, brani di concerti tra ieri e oggi, serate di poesia, di chiacchiere con gli amici e cronache di viaggio: veri e propri bauli di ricordi aperti davanti alla macchina da presa. La musica diventa un tramite per mostrare la sua esistenza, tra figli, storie d'amore, il tempo che passa, l'andirivieni costante tra ieri e oggi nella tecnica del bianco/nero e colore, momenti privati e occasioni pubbliche. Ricordando Bob Dylan come «un giovane spiantato», la musicista si considera un'artista prestata occasionalmente alla canzone.
«Ci ho messo anni - ha confessato la rock star americana che ha respinto il mito di cantante punk - per decidermi ad aprire i bagagli della memoria, ma adesso ne sono fiera ed eccitata. Il mio film non è un documentario sulla mia vita, ma alcuni istanti delle mie emozioni, parole e poesie. Sin dal mio primo album ho sempre detto di essere al di là delle etichette e delle categorie, sono indipendente. A casa, ad esempio, ascolto Jimi Hendrix o le opere di Richard Wagner. Le canzoni di protesta possono però ancora ispirare: nel mondo attuale le persone devono agire, protestare, scendendo in piazza o organizzando dei boicottaggi. Al momento ancora non ho deciso per chi votare nella corsa alla Casa Bianca. Amo visitare i cimiteri perché lì vivo qualcosa di toccante: oggi andrò a far visita alla tomba di Bertolt Brecht, in occasione dei 110 anni dalla nascita del drammaturgo tedesco», ha detto la cantante prima di imbracciare una chitarra acustica e intonare "My Blakean Year"».
Tilda Swinton è invece protagonista di "Julia" del regista francese Eric Zonca (La vita sognata degli angeli), in concorso ieri a Berlino. L'attrice interpreta una donna di quarant'anni attaccata compulsivamente al bicchiere. Beve continuamente ed è anche una grande bugiarda. Sta per perdere il lavoro e sempre più spesso si ritrova al mattino nel letto di persone che neppure conosce. Agli Alcolisti Anonimi incontra una giovane messicana, Elena, che la convince a rapire suo figlio che è stato dato in affidamento al nonno, un uomo ricco e potente quanto malavitoso. Spinta dal denaro che potrebbe ricavare dal riscatto del bambino, Julia accetta la sfida e si ritrova a gestire un rapimento con impaccio, ma anche con la follia della sua disperazione. La Swinton ha sottolineato che il film «non è affatto un remake di "Gloria" come qualcuno ha detto, io e Zonca siamo dei fan di Cassavetes, ma non volevamo rifare questo film».
L'iconoclasta Swinton, nominata quest'anno all'Oscar come attrice non protagonista per "Michael Clayton", potrebbe aspirare ora all'Orso come miglior attrice.
Dina D'Isa
da www.iltempo.it

giovedì 7 febbraio 2008

L'intero tour di Folco Orselli a Impatto Zero sull'ambiente!

LifeGate Radio e Folco Orselli
insieme per la salvaguardia del pianeta.
Aderendo al progetto Impatto Zero® vengono compensati complessivamente 64.800 kg di anidride carbonica, generati dalle dodici date del tour, attraverso la creazione e tutela di 42.000 metri quadrati di foresta in Costa Rica.
Ma non è tutto
Folco aggiungerà 1 metro quadrato per ogni partecipante al concerto, che riceverà un attestato elettronico per aver contribuito all'operazione.


Folco Orselli da sempre canta e suona la chitarra e il pianoforte ma, soprattutto, sa scrivere grandi canzoni. I suoi testi possono rievocare antiche reminiscenze passate così come contemporanee fotografie della società dei nostri giorni, accompagnate da influenze musicali internazionali e nazionali che vanno dal blues, al funky e al jazz. Dopo gli ottimi riscontri ottenuti con il suo ultimo lavoro “MilanoBabilonia” (edito nel febbraio del 2007 da LifeGate), il cantautore milanese riparte per una nuova tournée che toccherà il nord e centro Italia. La prima data è proprio alla Salumeria della Musica nella sua Milano.
BIOGRAFIA
Folco Orselli è nato a Milano il 6 dicembre 1971, Con il duo “Caligola”, partecipa nel 1995 al Festival Sanremo Giovani e quasi concomitante esce il suo primo album “Il sole che respira” (EMI -1996). Segue una tournée radio in tutta Italia ed una partecipazione come band di apertura alla tournée di Zucchero Fornaciari e alle due date italiane di quella di Tina Turner.
Nasce intorno al 1997 il progetto musicale “Folco Orselli e La Compagnia dei Cani Scossi” di cui crea musica e testi e di cui autoproduce l’album “La stirpe di Caino” composto da dodici brani originali.
“La Compagnia dei Cani Scossi” si rende nota nei locali di musica live in Italia offrendo uno spettacolo musicale dal vivo, coinvolgente e dinamico, una sorta di concerto teatrale fatto di immagini sonore, in cui la musica agisce spesso da scenografia e le storie canore da protagoniste.
Parallelamente a questo progetto, ha creato nel 2001 insieme a un esclusivo gruppo di affiatati cantautori, un autentico e originale movimento musicale milanese: il Caravanserraglio. Sorge come necessità di scambio di vere emozioni musicali prodotte in vivaci spettacoli con il sintomatico proposito di comunicare professionalità e spontaneità. La genuinità e l’allegria si diffondevano durante questi spettacoli quanto lo spessore artistico e poetico degli artisti che vi si esibivano.
Nel 2003 ha suonato “interpretando” il ruolo di se stesso insieme alla sua band, nel lungometraggio di Silvio Soldini “Agata e la tempesta”.

Nel novembre 2004 esce il suo terzo album “La Spina” prodotto da Lifegate. E’ un album di forte impronta blues in cui si privilegia la Milano dei Navigli, coi suoi fumosi locali, dove uomini e donne, vino e musica prendono vita in un’atmosfera allegra seppur venata di malinconia e di un fervido e coinvolgente romanticismo.
Nello stesso anno Folco interpreta se stesso nel film "Agata e la Tempesta" di Silvio Soldini (dicembre 2004), contribuendo alla colonna sonora con la sua “Pallottole d'Amore".
Nel febbraio 2007 esce l’ultimo lavoro “Milano Babilonia”. Registrato alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani, “MilanoBabilonia” conserva il sapore vintage sia nei testi come negli arrangiamenti e nella produzione, mettendo in campo tematiche di estrema attualità attraverso l’impattante verve interpretativa di Folco. “MilanoBabilonia” si confronta con sonorità dalla forte accezione funk, soul, blues e jazz.


IL TOUR
FEBBRAIO -2008

V 8 MILANO SALUMERIA DELLA MUSICA
S 9 BOLOGNA CANTINA BENTIVOGLIO
V 15 GRANDATE (CO) FREAK LIVE CLUB
M 20 ROMA THE PLACE
G 21 CASTIGLIONE FIORENTINO (AR) VELVET UNDERGROUND
V 22 PAVIA SPAZIO MUSICA
G 28 ASTI DIAVOLO ROSSO
V 29 FIDENZA (PC) ARCI TAUN

MARZO -2008

S 1 MEZZAGO (MI) BLOOM
V 7 MARGHERA (VE) AL VAPORE
S 8 COLLE VAL D'ELSA (SI) SONAR
V 14 FORLI' NAIMA CLUB


www.myspace.com/folcoorselli