lunedì 19 gennaio 2009

Ambiente. Meno nebbia in Europa, continente piu' caldo

C'e' meno nebbia in Europa: fitta, leggera, o semplice foschia che sia, negli ultimi 30 anni e' di gran lunga diminuita. E la riduzione di questo fenomeno ha ampliato la strada del riscaldamento del continente europeo, cui ha contribuito dal 20 al 50%. E' il risultato di uno studio di Robert Vautard del Commissariato per l'Energia Atomica di Gif sur Yvette, Francia, pubblicato sulla rivista Nature Geoscience. Gli esperti hanno esaminato i dati di 342 stazioni meteorologiche in Europa e notato che gli episodi di ridotta visibilita' (da zero a otto metri) sono scemati negli ultimi trent'anni. Poiche' la nebbia riduce la radiazione solare che raggiunge la superficie terrestre, spiegano gli autori del lavoro, la maggior trasparenza dell'aria potrebbe aver causato un aumento delle temperature. In particolare con l'analisi i ricercatori hanno stimato che la riduzione dei fenomeni di ridotta visibilita' in Europa potrebbe aver contribuito per il 10-20% al riscaldamento europeo, fino al 50% per l'Est Europa. La diminuzione dei fenomeni di ridotta visibilita', secondo la ricerca, e' collegabile all'aumento della qualita' dell'aria in Europa, raggiunta grazie al controllo delle emissioni. Ma per gli scienziati francesi la tendenza alla riduzione della nebbia sta rallentando, per cui dovrebbe svanire anche l'effetto sul riscaldamento del continente. A confermare la diminuzione dei fenomeni di ridotta visibilita' in Europa e' Giampiero Maracchi, direttore dell'Istituto di biometeorologia del Cnr di Firenze, che sottolinea come riguardino anche l'Italia, e soprattutto la Pianura Padana, dove la nebbia e' calata almeno del 30-40% rispetto al trentennio '60-'90. Secondo Maracchi, pero', questa riduzione 'non ha contribuito ad aumentare il riscaldamento globale, di cui e' semmai conseguenza'. A causarla, infatti - osserva - 'e' stato il riscaldamento globale determinato dai gas a effetto serra come la CO2, che ha provocato una modifica della circolazione generale, della nuvolosita' e del vapor d'acqua emesso in atmosfera'. Maracchi si e' in particolare soffermato sul caso della Pianura Padana, 'dove e' diminuita la circolazione d'aria proveniente dall'Est Europa, mentre e' aumentata quella dall'Africa. D'inverno si formano cosi' masse d'aria dalle caratteristiche diverse rispetto al passato, con meno umidita' e temperature piu' alte. Questo perche' le stagioni fredde sono piu' brevi rispetto al passato, anche se non e' il caso di quest'anno'. Secondo Maracchi, i fenomeni di ridotta visibilita' 'non meritano dunque un approfondimento scientifico' perche' non hanno alcuna conseguenza sul riscaldamento del pianeta: 'se la nebbia da una parte modifica la quantita' di radiazioni che arriva al suolo - conclude il ricercatore del Cnr - dall'altra assorbe le radiazioni ad infrarossi provenienti dalla terra. Questi due fenomeni si bilanciano'. (Ansa)

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