giovedì 6 marzo 2008

Il trionfo economico dei Nine Inch Nails

Già esaurita la versione deluxe del nuovo album: 2500 copie vendute a 300 dollari l'una.
Due giorni fa ho scritto che gli artisti e le etichette discografiche dovrebbero guardare con attenzione all'operazione Ghosts dei Nine Inch Nails (leggi qui i dettagli).Avevo sbagliato la coniugazione del verbo: non dovrebbero, ma DEVONO guardare con attenzione a un simile progetto.In appena due giorni, a quanto si legge sul sito dell'iniziativa, la band ha infatti esaurito la versione più costosa del disco, quella messa in vendita in 2500 copie limitate al prezzo "mostruoso" di 300 dollari. Facendo una rapida moltiplicazione, vuol dire un incasso immediato di 750,000 dollari, poco meno di 500,000 euro. E tutto questo senza contare il guadagno derivante dalle altre tre versioni a pagamento del disco (digitale a 5 dollari, cd a 10, cofanetto a 75). E le future vendite dei dischi e dei vinili nei negozi. In 48 ore - e con un disco esclusivamente strumentale! - Trent Reznor ha dunque guadagnato un bel po' di soldi. Inoltre lo ha fatto con un progetto che non prende a schiaffi il pubblico, ma lo abbraccia: nove canzoni in download gratuito, file MP3 ad alta qualità, licenza Creative Commons, utilizzo promozionale diretto di The Pirate Bay (il sito BitTorrent più odiato dalle major e più amato dagli appassionati di musica). Soprattutto: dialogo e fiducia.Tutti soddisfatti, insomma.E' anche significativo che i soldoni non siano arrivati da Internet, ma da un cofanetto ultra-analogico, pieno zeppo di vinili. La Rete è stata usata semplicemente come strumento per lanciare e diffondere l'iniziativa. Il perfetto mix tra tradizione e innovazione. Quante band potrebbero seguire lo stesso esempio, facendo contenti tutti i propri fan (sia i fanatici dell'easy-download che i feticisti-collezionisti)?Come si era già detto a proposito dei Radiohead, non è un discorso che vale per tutti. I Nine Inch Nails evidentemente avevano uno zoccolo duro di almeno 2500 fan disposti a fare e spendere di tutto per avere quel cofanetto. Ma questa è la vita: in futuro non esisterà più un "modello unico" che farà contenti tutti (come poteva essere quello dei cd in passato). Ogni artista, a seconda del suo livello di popolarità e delle sue caratteristiche, dovrà studiare una strategia personalizzata. E le nuove "etichette discografiche" lavoreranno proprio in quel campo: magari non produrranno più i dischi, ma studieranno il modo giusto per diffondere la musica dei propri artisti. Attenzione, però, anche in questo caso il verbo può rivelarsi fondamentale: "diffondere" non ha lo stesso significato di "controllare" o "bloccare".
da www.lastampa.it

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