lunedì 22 febbraio 2010

Pete Townshend: «I fischi all'orecchio mi tormentano: forse lascio gli Who»

MILANO - Pete Townshend lascerà gli Who se il disturbo di cui soffre continuerà a peggiorare. Il leggendario chitarrista combatte, infatti, da anni contro il tinnitus e il fastidio, che sembrava essersi attenuato, è, invece, tornato a tormentarlo durante la preparazione del musical «Floss», diventando talmente insopportabile da costringerlo a prendere in considerazione l’idea di lasciare definitivamente la band e la musica dopo 46 anni di onorata carriera. E pensare che due settimane fa la performance degli Who al Super Bowl (un medley di 12 minuti) era stata salutata come un vero e proprio evento musicale, lasciando presagire un 2010 ricco di impegni per Roger Daltrey e Townshend, che avevano in programma un tour in primavera e una serie di apparizioni ad alcuni festival jazz. Ma l’orecchio malato del chitarrista ha scombinato tutti i loro piani. «Se il mio udito continuerà ad essere un problema – ha spiegato Townshend a «rollingstone.com» – non ritarderemo semplicemente gli show, ma li cancelleremo proprio, perché non vedo davvero come si potrebbe aggirare l’ostacolo».

CHE COS'É IL TINNITUS - Il tinnitus, che è il nome latino dell’acufene, è una patologia che colpisce l’orecchio umano, portandolo a percepire rumori costanti, in forma diversa (che siano fischi, ronzii, pulsazioni o fruscii) ed è causata da molteplici fattori, uno dei quali è l’esposizione continua a suoni di forte intensità (come nel caso del chitarrista) che provocano una progressiva perdita dell’udito. E quando il danno diventa definitivo, non solo non si sente più, ma nell’orecchio si forma un ronzio permanente, che si accompagna al fenomeno del recruitment («rafforzamento») che abbassa la soglia di fastidio alla presenza di un rumore molto forte. In pratica, si sente dolore molto prima degli altri.

IL TEST PER L'UDITO SARÀ «QUADROPHENIA» - Tornando a Townshend, qualche speranza potrebbe essere legata all’utilizzo dell’in-ear monitor (una sorta di cuffiette anti-rumore), come gli ha suggerito lo specialista consigliatogli da Neil Young: il chitarrista sperimenterà il dispositivo nell’unico concerto fissato per il 2010 e non cancellato, ovvero lo show di beneficenza del 30 marzo a Londra, durante il quale gli Who eseguiranno per intero il doppio album, «Quadrophenia». «Sarà un buon test per l’udito di Pete – ha detto Daltrey a "Rolling Stone" – ma non sapremo se funzionerà fino a quando non lo proverà».

LA CAUSA È LA MUSICA AD ALTO VOLUME NELLE CUFFIE - Ma che Townshend non debba farsi troppe illusioni ne è convinto il professor Claudio Albizzati, responsabile del Servizio Otorinolaringoiatria Multimedica di Milano. «Cure vere e proprie per l’acufene non ve ne sono. Le medicine fanno poco, per non dire nulla, e gli stessi “mascheratori”, che sono simili agli apparecchi acustici e producono una serie di rumori bianchi o rosa, funzionano poco e male e sono più teorici che pratici. L’unico rimedio possibile è la prevenzione, ovvero non ascoltare la musica ad un volume altissimo, come invece purtroppo fanno oggi molti ragazzini con le cuffiette dell’ipod, né esporsi volontariamente a suoni di elevata intensità per lungo tempo. Solo il rispetto per le nostre orecchie può, quindi, aiutarci a tenere lontano l’acufene per il quale, lo ripeto, non c’è soluzione ma su cui, al contrario, c’è molta superficialità e disinformazione».
Simona Marchetti
www.corriere.it

martedì 2 febbraio 2010

Ecosia, il motore di ricerca ecologico per salvare l'Amazzonia con il Wwf

ROMA (2 febbraio) - Navigazione consapevole. Ricerche a basso impatto ambientale. Con Ecosia (www.ecosia.org), il nuovo motore di ricerca ecologico, basta un click per salvare, ad ogni ricerca, due metri quadrati di foresta pluviale. Il nuovo progetto, supportato da Yahoo e Bing, è stato presentato a Berlino in concomitanza con il vertice sull’ambiente di Copenaghen, con l’ambizione di sottrarre progressivamente utenza a Google. Obiettivo finanziare un progetto del Wwf in Amazzonia.

Link sponsorizzati. Come? La logica è la stessa utilizzata dal colosso statunitense: la pubblicità. Yahoo e Bing forniscono al nuovo motore di ricerca i link sponsorizzati, mentre Ecosia dona l’80% degli introiti al Wwf, finanziando la tutela della foresta pluviale nella regione di Amazonas, in Brasile.

«Grazie ai link sponsorizzati, i motori di ricerca guadagnano miliardi ogni anno - afferma Christian Kroll, uno dei fondatori del motore di ricerca - Ecosia crede che esista un modo più ecologico per usare questi enormi profitti e ritiene che questi soldi potrebbero servire a combattere il riscaldamento climatico».

Si stima infatti che Google, grazie agli sponsor, guadagni un centesimo di dollaro per ogni ricerca in rete esclusivamente negli Stati Uniti. Se si considera che l’utente medio di internet effettua circa mille ricerche all’anno, «scegliendo Ecosia lo stesso utente medio potrebbe salvare ogni anno due mila metri quadrati di foresta». Una superficie che corrisponde alla grandezza di un campo da Hockey. Su scala globale, secondo i calcoli di Kroll, se solo l'1% degli utenti di internet usasse Ecosia, ogni anno si potrebbe salvare una porzione di foresta pluviale grande quanto la Svizzera.

Energia verde. Tenendo conto del fatto che i server di Ecosia funzionano ad energia verde, limitando al minimo le emissioni di Co2. «Alcuni esperti – continua Kroll – sostengono che una ricerca su Google produca le stesse emissioni di una lampadina in un’ora intera. Con Ecosia tutto questo viene evitato».

Il concetto della tutela della privacy. «Alcuni motori di ricerca – conclude Kroll - conservano le ricerche per alcuni mesi e le analizzano per creare un profilo dell’utente da utilizzare successivamente per scopi pubblicitari. Mentre Ecosia cancella tutti i dati nell’arco delle 48 ore successive alla ricerca, senza analizzarli».

Dieci milioni di ricerche. L’iniziativa, per ora, sembra aver riscosso un discreto successo. Considerando che l’unico strumento di marketing utilizzato per lanciare la nuova creatura è stato il passaparola (tramite mail, o suoi social network) Ecosia nei giorni scorsi ha superato la soglia dei 10 milioni di ricerche, salvando 21 milioni di mq² di foresta amazzonica. Per concorrere alla salvaguardia del pianeta non resta altro che connettersi a Ecosia: una volta scaricato il programma, al termine di ogni ricerca sarà possibile controllare la percentuale di territorio tutelato.
Luca Monaco
www.ilmessaggero.it

Moretti work in progress.....

La notizia è scarna, essenziale, in puro stile morettiano. Ieri mattina, in un gelido lunedì d’inverno, sono iniziate le riprese del nuovo film di Nanni Moretti Habemus papam. Nei panni del protagonista, un Pontefice appena eletto che non sa se riuscirà a svolgere l’incarico che gli è stato affidato, un mostro sacro del cinema internazionale come Michel Piccoli. In quelli dello psicoanalista cui il Papa si rivolge nella speranza di sciogliere il nodo delle sue insicurezze, l’autore nonché sceneggiatore (insieme a Federica Pontremoli e Francesco Piccolo) della pellicola. Le riprese si svolgeranno interamente a Roma, e l’informazione, visto l’argomento, ha il sapore di una vaga presa in giro dei giornalisti assetati di ulteriori notizie. Il film, pronto nei primi mesi del 2011, è prodotto dalla Sacher Film con Fandango, Rai Cinema e la francese Le Pacte. Gli ingredienti per la partecipazione al Festival di Cannes 2011 ci sono già tutti, dal periodo di uscita (inizio anno vuol dire inizio primavera e il Festival francese si svolge a maggio), la co-produzione e naturalmente il nome prestigioso del protagonista. Del cast fanno parte anche Margherita Buy, Renato Scarpa, Franco Graziosi e il regista e attore polacco Jerzy Stuhr, già apparso nel Caimano con il ruolo del produttore Jerzy Sturovsky.

Si sa che la vicenda si apre con la morte del Pontefice e quindi con le immagini del Conclave riunito per l’elezione del successore. Si sa che lo spunto iniziale è la crisi di Sua Santità e che il tono della narrazione, grazie anche al confronto con l’analista Moretti, oscillerà tra momenti bui e problematici e scatti ironici con il tono della commedia. Si sa anche che Moretti è già andato in Vaticano (dove però non sarà possibile ambientare le riprese perché sembra non sia arrivato il necessario permesso), e che il progetto, almeno per il momento, non ha incontrato nessun tipo di opposizione. Quando Nanni Moretti, nello scorso novembre, è apparso sotto le volte della Cappella Sistina, è stato proprio monsignor Gianfranco Ravasi a svelare che con il regista era in corso da tempo un fruttuoso confronto. L’idea che guida la storia non è stata giudicata né irriverente né scandalosa, anzi, sembra sia piaciuta l’immagine di un Papa attraversato da umane debolezze, preoccupato per l’importantissimo compito che lo attende, umile al punto da rivolgersi a un medico per avere aiuto e per chiedergli, nel finale, di ricordarlo nelle sue preghiere. Lo spunto richiama in qualche modo la vicenda reale di Celestino V, incoronato all’Aquila, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, il 29 agosto del 1294. Informato della sua elezione da tre vescovi, il futuro Papa, che, da frate, viveva in una grotta sui monti della Maiella, rifiutò subito la carica. In seguito l’accettò, ma poi, a quattro mesi dall’incoronazione, al termine di lunghe e sofferte meditazioni, decise di abbandonare il Soglio Pontificio.

Insomma, non è la prima volta che si viene a sapere di un Papa oppresso dal senso d’inadeguatezza, solo che ai tempi di Celestino V la psicanalisi non esisteva e quindi le possibilità di superare le paure erano indubbiamente minori. Con il mondo ecclesiastico Moretti aveva già avuto un incontro ravvicinato ai tempi della Messa è finita, Orso d’argento alla Berlinale del 1985. Nel film, che aveva ricevuto l’apprezzamento dei vertici della Chiesa, l’autore è Don Giulio, sacerdote a disagio nella piccola parrocchia della periferia romana dove è tornato dopo essere stato a lungo parroco di una piccola isola. Anche lì, in fondo, vocazione e preghiera non bastavano a risolvere i dubbi dell’anima.
Fulvio Caprara
www.lastampa.it

venerdì 29 gennaio 2010

Jazz for Haiti


Titolo di un brano di Charles Mingus, "Haitian Fight Song" è la sigla dietro la quale numerosi jazzisti italiani si sono riuniti per una doppia maratona benefica. I concerti serviranno a raccogliere soldi per il fondo emergenze di Medici Senza Frontiere, e a finanziare l'intervento dell'organizzazione umanitaria ad Haiti. Il progetto, nato da un'iniziativa del contrabbassista Riccardo Fioravanti e rapidamente diffusosi grazie a Facebook, include - tra gli altri - Lara Iacovini, Enrico Rava, Aldo Zunino, Renato Sellani, Franco Cerri, Tullio De Piscopo, Franco D'Andrea, Antonio Faraò, Gigi Cifarelli, Laura Fedele, Attilio Zanchi, Paolino Dalla Porta, Bebo Ferra, Andrea Dulbecco, Giovanni Falzone e tantissimi altri, già confermati o in via di conferma. La maratona - tra concerti e jam session - si svilupperà in due tranche: dal 31 gennaio al 2 febbraio a Milano, Genova, Brescia, Ferrara e Cordenons (PN); dal 20 al 22 febbraio a Bologna, Ferrara, Roma, Napoli, Bari, Ancona, Pescara, Firenze, Cagliari, Torino. Altri appuntamenti sono in via di definizione: per sostenere l'iniziativa, contattare gli organizzatori e scoprire il calendario completo, visitate la pagina facebook di Italian Jazz for Haiti. Ufficio stampa: Studio Musica.
www.giornaledellamusica.it

Cenare in libreria

Notturne, mangerecce, esoteriche, sportive, marinare, femministe, girotondine, fasciste, erotiche, religiose, modaiole, «musicose», low cost. Altro? Metà delle librerie italiane è così: posti in cui non si va per comprare best seller ma per cercare risposte a interessi solo nostri. Oppure - ed è questa la novità - luoghi in cui incontrarsi e socializzare con chi la pensa come noi.

Il cibo
Nei bastioni delle mura cinquecentesche di Palermo, vicino Porta dei Greci, il Kursaal Kalhesa è una libreria «ipogea», ricavata nei sotterranei di palazzo Forcella-De Seta. Fuori ci sono il mare e il quartiere della Calza: fino a pochi anni fa non esattamente un posto per dandy e signorine. Se l'atmosfera è cambiata qualcosa si deve anche a questa libreria, dove non ci sono solo libri ma anche salotti in cui leggerli, un giardino in cui prendere il sole e un ristorante. È l’esempio di una contaminazione cibo-cultura-libri che da Palermo ha risalito la penisola. E così si legge, si sente musica e si mangia anche al «Bibli» di Roma, in pieno Trastevere, o da «Libri e caffè» a Milano.

«L’abbinamento tra lettura e cibo - spiega Giovanni Peresson, direttore dell'Ufficio studi dell'Aie, l’associazione degli editori - è una delle esperienze più riuscite del fare libreria negli ultimi anni. Al libraio serve per sostenere i costi, al cliente per ribadire che la lettura è un piacere come gli altri, per esempio il mangiare». Talmente vero che ad Alba (Cuneo) Clemente Inaudi e Gigi Marchisio hanno aperto «I piaceri del gusto», sottotitolo: «Enolibreria». Il vino e le cose buone, con tutta la cultura che c'è intorno.

I viaggi
«Non c'è vascello che come un libro possa portarci in contrade lontane» scriveva la poetessa americana Emily Dickinson (di per sé del tutto stanziale), e sarà forse per questo che dopo il cibo è il viaggio a essere declinato spesso insieme al libro. «La libreria del viaggiatore» a Roma, in via del Pellegrino (nomen omen), non risponde solo all'esigenza di chi deve partire, ma è anche una biblioteca sul viaggio. Analogamente le librerie del mare - ce ne sono a Milano, Roma, Palermo - raccolgono gli appassionati delle onde.

Il cinema
Contro la concorrenza spietata e inarginabile dei grandi bookstore, dunque, le piccole librerie si specializzano e coltivano nicchie settoriali e spesso ricche. D’altronde ogni anno si pubblicano in Italia circa 54 mila titoli, molti di questi hanno vita breve sugli scaffali e chi ha interessi specifici rischia di non trovarli più . E allora ecco che i cinefili vanno a colpo sicuro, nella «Libreria del cinema» di Roma o di Milano. In quest'ultima città possono rivolgersi anche alla «Libreria dello spettacolo» o alla «Babele», mentre a Roma una ricca offerta è presente nel mega-shop dell'Auditorium.

Grande scelta anche per tifosi dell'agone: il marchio «Libreria dello sport» è presente in varie città come Milano, Torino, ma anche Pesaro. A Parma, capitale verdiana, non poteva mancare una libreria sulle stesse corde. C’è infatti «Musidora»: pane per tutti, dai melomani ai rockettari. La «Libreria del fumetto» di Milano (così come «Little Nemo» a Torino), invece, non vende solo ciò che promette, ma soprattutto fantastiche e costose tavole originali dei personaggi più noti.

La notte
«I veri libri - diceva Proust - devono essere figli non della luce e delle chiacchiere, ma dell’oscurità e del silenzio». Per questo c'è chi ha pensato ai libri per gli insonni e gli amanti della notte. Nel borgo antico di Biella c'è «La civetta», luogo che evoca le taverne fumose di un tempo: al piano terra i piaceri del palato, a quello superiore quelli dello spirito, sollecitati da libri raffinati. Il tutto fino alle ore piccole. Anche nella Bari vecchia, a ridosso del fortino, c'è una libreria che preferisce la luna al sole: «La Gaia scienza» di evocazione Nietzschiana e a attenta ai temi esoterici. Sempre a Bari vecchia c'è anche «La terra di Tule», vicina alla società «Tolkieniana»: fantasy, ma anche simpatiE per il pensiero di destra tra il celtico e il neopagano.

È tutto? No, ci sono le piccole librerie per grandi minoranze: le molte «Librerie delle donne», le sempre più diffuse librerie gay. Un’ultima chicca: «Mondobizzarro», a Roma, ha tutto sull'erotismo, comprese stampe d'epoca, illustrazioni artistiche, cartoline, letteratura amorosa e, va da sé, «istruzioni per l'uso».
Raffaello Masci
www.lastampa.it

mercoledì 9 dicembre 2009

George Benson




Songs and Stories è l’ultima fatica di George Benson, classe ’43, che a dire il vero, guardando la copertina dell’album, non sembra proprio un ultra sessantenne.Potenza del maquillage correttivo del viso?
Gossip a parte,Songs and Stories è un album che nasce, dalla collaborazione fra Benson e Marcus Miller, il multiforme bassista newyorkese scoperto da Miles Davis, qui in veste di bassista e co-produttore insieme a John Burk della ConcordRecords.
Dodici canzoni e dodici storie, prettamente bensoniane nella forma e nello svolgimento, scritte da grandi artisti quali James Taylor, Donny Hathaway, Christopher Cross, e unite da un filo conduttore stilistico quasi da concept album.
Accurato ed elegante è gran parte dell’abum, con ospiti importanti come Steve Lukather e Steve Porcaro dei Toto, in Show me the love, pezzo dal forte sapore eighteen con immancabile finale scat di Benson, il suo cavallo di battaglia inimitabile, insieme ai suoi assolo che lo annoverano fra i migliori chitarristi jazz degli ultimi quarant’anni.
Un album smooth jazz nei contenuti, che sconfina in uno jazz-pop piacevole e spesso easy, e che trova in Exotica di Miller e Living in high definition di Lamont Dozier, il suo momento più aulico.
Da segnalare inoltre Don’t let me be lonely tonight di J.Taylor, la title track romantica all’inverosimile, e Sailing di Christopher Cross il giusto epilogo, notturna ed elegante, tanto nel tocco chitarristico di Benson, quando negli arrangiamenti decisamente new age.Non è il capolavoro di Benson, ma un album dignitoso e per certi versi affascinante, per sognatori gentili.

mercoledì 2 dicembre 2009