martedì 2 febbraio 2010

Moretti work in progress.....

La notizia è scarna, essenziale, in puro stile morettiano. Ieri mattina, in un gelido lunedì d’inverno, sono iniziate le riprese del nuovo film di Nanni Moretti Habemus papam. Nei panni del protagonista, un Pontefice appena eletto che non sa se riuscirà a svolgere l’incarico che gli è stato affidato, un mostro sacro del cinema internazionale come Michel Piccoli. In quelli dello psicoanalista cui il Papa si rivolge nella speranza di sciogliere il nodo delle sue insicurezze, l’autore nonché sceneggiatore (insieme a Federica Pontremoli e Francesco Piccolo) della pellicola. Le riprese si svolgeranno interamente a Roma, e l’informazione, visto l’argomento, ha il sapore di una vaga presa in giro dei giornalisti assetati di ulteriori notizie. Il film, pronto nei primi mesi del 2011, è prodotto dalla Sacher Film con Fandango, Rai Cinema e la francese Le Pacte. Gli ingredienti per la partecipazione al Festival di Cannes 2011 ci sono già tutti, dal periodo di uscita (inizio anno vuol dire inizio primavera e il Festival francese si svolge a maggio), la co-produzione e naturalmente il nome prestigioso del protagonista. Del cast fanno parte anche Margherita Buy, Renato Scarpa, Franco Graziosi e il regista e attore polacco Jerzy Stuhr, già apparso nel Caimano con il ruolo del produttore Jerzy Sturovsky.

Si sa che la vicenda si apre con la morte del Pontefice e quindi con le immagini del Conclave riunito per l’elezione del successore. Si sa che lo spunto iniziale è la crisi di Sua Santità e che il tono della narrazione, grazie anche al confronto con l’analista Moretti, oscillerà tra momenti bui e problematici e scatti ironici con il tono della commedia. Si sa anche che Moretti è già andato in Vaticano (dove però non sarà possibile ambientare le riprese perché sembra non sia arrivato il necessario permesso), e che il progetto, almeno per il momento, non ha incontrato nessun tipo di opposizione. Quando Nanni Moretti, nello scorso novembre, è apparso sotto le volte della Cappella Sistina, è stato proprio monsignor Gianfranco Ravasi a svelare che con il regista era in corso da tempo un fruttuoso confronto. L’idea che guida la storia non è stata giudicata né irriverente né scandalosa, anzi, sembra sia piaciuta l’immagine di un Papa attraversato da umane debolezze, preoccupato per l’importantissimo compito che lo attende, umile al punto da rivolgersi a un medico per avere aiuto e per chiedergli, nel finale, di ricordarlo nelle sue preghiere. Lo spunto richiama in qualche modo la vicenda reale di Celestino V, incoronato all’Aquila, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, il 29 agosto del 1294. Informato della sua elezione da tre vescovi, il futuro Papa, che, da frate, viveva in una grotta sui monti della Maiella, rifiutò subito la carica. In seguito l’accettò, ma poi, a quattro mesi dall’incoronazione, al termine di lunghe e sofferte meditazioni, decise di abbandonare il Soglio Pontificio.

Insomma, non è la prima volta che si viene a sapere di un Papa oppresso dal senso d’inadeguatezza, solo che ai tempi di Celestino V la psicanalisi non esisteva e quindi le possibilità di superare le paure erano indubbiamente minori. Con il mondo ecclesiastico Moretti aveva già avuto un incontro ravvicinato ai tempi della Messa è finita, Orso d’argento alla Berlinale del 1985. Nel film, che aveva ricevuto l’apprezzamento dei vertici della Chiesa, l’autore è Don Giulio, sacerdote a disagio nella piccola parrocchia della periferia romana dove è tornato dopo essere stato a lungo parroco di una piccola isola. Anche lì, in fondo, vocazione e preghiera non bastavano a risolvere i dubbi dell’anima.
Fulvio Caprara
www.lastampa.it

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