mercoledì 6 maggio 2009

annus horribilis

ECOMAFIA IL RAPPORTO
Nel 2008 sono stati registrati 71 ecoreati ogni giorno. La metà si concentra in Calabria, Puglia, Sicilia e Campania. Mentre le scorie industriali gestite illegalmente stanno formando una montagna alta già quanto l’Etna.
Ci sono due mafiosi, o meglio, due boss della mala calabrese della zona di Africo-Bova che parlano di come barare sulla miscela per fare il calcestruzzo. «Metti meno cemento e più sabbia nell’impasto», fa uno; e l’altro «ma così si sfascia la pompa, la betoniera». Più sabbia e meno cemento nell’impasto rischia di compromettere l’uso della macchina, insomma.
Stanno tirando su una scuola in provincia di Reggio Calabria e a nessuno dei due viene mai in mente che in questo modo stanno mettendo a repentaglio la vita di studenti, professori, dipendenti. Per gente come loro conta solo quanti soldi riescono a fare. E quanto riescono a risparmiare. Comincia così il rapporto “Ecomafia 2009” di Legambiente.
L’ennesimo brutto viaggio nel mondo della criminalità ambientale, che nel 2008 ha fatto registrare 25.776 ecoreati accertati, quasi 71 al giorno, 3 ogni ora. Circa metà dei quali (più del 48 per cento) si è consumato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia), mentre il resto si spalma democraticamente su tutto il territorio nazionale.
Di certo il 2008 è l’anno dei record per le inchieste contro i trafficanti di rifiuti pericolosi, ben 25, con un fatturato che supera i 7 miliardi di euro. Tutti soldi sporchi accumulati avvelenando l’ambiente e i cittadini. La montagna di scorie industriali gestite illegalmente dalla “Rifiuti spa” in un solo anno ha raggiunto la vetta di 3.100 metri, quasi quanto l’Etna. E' questo, infatti, il quantitativo di rifiuti industriali di cui è certa la produzione ma assolutamente ignota la destinazione finale.
Non è mai stata così alta. Si seppelliscono tonnellate di scorie industriali in Veneto, in Piemonte, in Emilia, in Lombardia e così via. Un solo esempio. In Brianza, più esattamente in provincia di Milano, la polizia provinciale ha smascherato un clan della ’ndrangheta reggina, che fa capo a tale Stillittano, che scavavano buche profonde anche dieci metri e larghe cinquanta per sotterrare rifiuti. Usavano la terra per fare il cemento e riempivano le buche con rifiuti velenosi di produzione industriale.
Allo stesso modo della camorra. Un modo ingegnoso per avvelenare le falde acquifere e i terreni agricoli per poi chiedere i soldi per la bonifica o, in alternativa, il cambio di destinazione dell’area per costruirci sopra. Lo fanno in provincia di Milano, nella Brianza, posti lontani dalle cronache mafiose. Un fenomeno, quello dei traici illeciti di rifiuti, che dimostra ancora una volta di essere una delle attività criminali maggiormente in voga.
Non perde colpi nemmeno l’abusivismo edilizio: 28mila nuove case illegali e un’infinità di reati urbanistici, soprattutto nelle aree di maggior pregio. Senza dimenticare il saccheggio del patrimonio culturale, boschivo, idrico, agricolo e faunistico. Tutto per un totale di 20,5 miliardi di euro: questo l’incasso totale dell’ecomafia, di quei 258 clan censiti da Legambiente nell’ultimo anno che hanno continuato a fare affari e guadagnare enormi cifre alla faccia della crisi economica in atto.
Antonio Pergolizzi
www.terranews.it

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