venerdì 6 marzo 2009

White Tree

Con Jam di Marzo un mio articolo.

L’idea di sposare l’elettronica più ricercata con la musica classica, non è una novità, e protagonisti assoluti di questo filone, quali Sakamoto e Glass, più volte sono riusciti nell’intento.
Il progetto White Tree, continua su questa scia, facendo incontrare il nostro apprezzato pianista Ludovico Einaudi, con i fratelli berlinesi Robert e Romald Lippok (To Rococo Rot).
L’album in questione si chiama “Cloudland”, che d’originalità non sarà ricordato, ma contiene sonorità che difficilmente l’ascoltatore potrà dimenticare!
Appesi su un ipotetico asse sonoro Torino-Berlino, i tre se la cavano egregiamente in quando tecnica ed eleganza, sfornando dieci tracce d’autentica bellezza, fra echi new age mai morte (Slow Ocean, Drerek’s Garden) e minimalismo elettronico a volte dolce, altro patetico (Kyril, Koepenik).
Un album che trova il suo punto più alto in Tangerine; un pezzo che inizia volutamente con gli effetti sonori di un disco incantato, per poi finire tra le grinfie “malevoli” del keyboard Robert, sempre magnificamente addolcito dai mille fraseggi minimali e leggeri di Ludovico, e fra i mille ritmi del drumming di Romald.
Da segnalare Other Nature.
Qui c’è il Ludovico Einaudi che conosciamo, quello più intimista e “malinconico”, colui che ha saputo ri-modulare il concetto- troppo ampio- di musica classica, portandolo- senza mai snaturarne l’essenza -ai giorni nostri.
Cloudland è ispirato dal racconto dello scrittore nigeriano Amos Tutuola, “Il bevitore di vino di palma”, un omaggio ad un grande della letteratura africana. Brian Eno s’ispirò ad una sua opera, il compianto Tutuola ringrazia.
luigi la delfa

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